OPERATIVA ARTE CONTEMPORANEA RSS https://www.operativa-arte.com OPERATIVA ARTE CONTEMPORANEA news, updates & events it OPERATIVA ARTE CONTEMPORANEA RSS https://www.operativa-arte.com/img/logo_rss.png 58 90 <![CDATA[ALTERAZIONI VIDEO | Don Puke, Jimmy Dean and other super heroes]]> https://www.operativa-arte.com/alterazioni-video-don-puke-jimmy-dean-and-other-super-heroes/ Dopo l’indiscusso successo dell’Incompiuto Siciliano, presentato 3 anni or sono, la doppia

partecipazione a performa NY e The New Cinema Event al MOMA PS1, il collettivo di artisti dislocato tra New York , Berlino e Milano torna nella capitale per presentare in esclusiva l’ultimo progetto che ruota attorno a FRED, un nuovo Turbo Film, coprodotto dal Guggheneim Lab di Berlino, da Operativa Arte Contemporanea e dalla Dispari e Dispari productions.

Turbo come tutta la loro produzione, irriverente, ironico e sincero, e’ stato girato interamente a Berlino e si pone l’obbiettivo di delineare un ritratto crudo e comico della capitale indiscussa della cultura contemporanea europea.

Un turbine di musica punk, personaggi incredibili pescati nei Bar della periferia di Berlino,

inseguimenti notturni, effetti speciali e suspance: questo e’ FRED.

Per la mostra Don Puke, Jimmy Dean and other super heroes il collettivo ha realizzato una

serie di opere ispirate al film che saranno in mostra per un mese alla galleria. Stampe lenticolari, Movie room, e altri sorprendenti oggetti sono gli elementi che si intrecciano negli spazi di via del Consolato per un’esposizione unica nel suo genere. Un racconto capace di intrecciare più piani e di mettere in discussione le nostre abitudini percettive e di fruizione.

Alterazioni Video è un collettivo fondato a Milano nel 2003. Il gruppo ha esposto in numerosi musei e spazi pubblici, tra gli altri alla 52ª Biennale di Venezia, a Manifesta 7 (Rovereto), a Performa 09 (New York), alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo (Torino), a Palazzo Rosso (Genova) e alla Moderna Galerija (Lubiana). Recentemente è stato invitato dal BMW Guggenheim Lab di Berlino che ha finanziato al gruppo l’ultimo progetto sulla capitale tedesca.

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exhibitions Mon, 04 Mar 2013 21:44:53 +0100
<![CDATA[AROMA | A project curated by CRIPTA 747]]> https://www.operativa-arte.com/aroma-a-project-curated-by-cripta-747/ A cura di Cripta 747



Sara Sam, Giovanni Sortino, Vincenzo Schillaci, Matteo Nasini, Namsal Siedlecki, Giuseppe Desiato, Marco Buzzone



AROMA è il terzo appuntamento di "Navigazione a Vista", un programma di approfondimento e ricerca a cura di CRIPTA747. Concepita a partire da una condizione di familiarità che combini simultaneamente sapore e odore, la mostra diventa una dimensione a ridosso del risveglio e della ragione.

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exhibitions Mon, 02 Dec 2013 00:03:36 +0100
<![CDATA[CsO | Tiziano Martini, Marco Pezzotta, Vincenzo Simone, Cristiano Tassinari]]> https://www.operativa-arte.com/cso-tiziano-martini-marco-pezzotta-vincenzo-simone-cristiano-tassinari/ Operativa Arte Contemporanea è lieta di presentare CsO, un progetto collettivo a cura di Daniela Cotimbo con opere degli artisti Tiziano Martini, Marco Pezzotta, Vincenzo Simone e Cristiano Tassinari.

Nata dall’osservazione delle dinamiche che ruotano intorno alla produzione dei giovani artisti contemporanei, la mostra si sofferma su un aspetto specifico, ossia la traduzione di alcune forme derivanti dal linguaggio pittorico in opere di diversa natura, indice di un percorso evolutivo che partendo dalla specificità del medium si apre alla sperimentazione e alla compenetrazione tra pratiche artistiche.

Se Cristiano Tassinari, pur avvalendosi di materiali industriali, preconfezionati e assemblati a comporre imponenti strutture totemiche, predilige la bomboletta spray per ottenere superfici cangianti e discontinue; Vincenzo Simone evoca la tattilità di certi dipinti antichi attraverso la produzione di tessuti scultorei che inglobano la superficie pittorica, pietrificandola. Tiziano Martini utilizza invece il supporto bidimensionale come campo d’azione atto ad ospitare diverse interferenze esterne, generando così particolari texture ed effetti cromatici. Infine Marco Pezzotta, il cui lavoro parte sempre dalla scomposizione di universi linguistici precostituiti, con particolare attenzione per quei fenomeni che costellano il linguaggio delle giovani generazioni, utilizza la pittura e il disegno come meccanismi per ricomporre una narrazione che dia una nuova natura a tali elementi.

La mostra si presenta come un percorso articolato e multiforme, caratterizzato da passaggi di stato e forme ibride. Tutti gli interventi sono però accomunati da un particolare interesse legato alla pratica pittorica e alle sue possibili evoluzioni.

Con il supporto di Casale del Giglio

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exhibitions Sun, 08 Feb 2015 23:49:06 +0100
<![CDATA[ALESSANDRO VIZZINI | Post Islanda (Catabasi con Giardino Giallo)]]> https://www.operativa-arte.com/alessandro-vizzini-post-islanda-catabasi-con-giardino-giallo/ Operativa Arte Contemporanea è lieta di presentare Post Islanda (Catabasi con Giardino Giallo) primo progetto personale di Alessandro Vizzini (Cagliari 1985) per gli spazi della galleria. Dopo la sua partecipazione al progetto collettivo “Il Peso della Mia Luce”, con cui la galleria ha inaugurato la sua attività espositiva, l’artista presenta al pubblico l’ultimo ciclo di opere nate dopo la lunga residenza in Islanda presso il NES Artist Residency . La mostra affronta un pensiero costante della ricerca dell’artista che riguarda la contrapposizione tra spazio fisico naturale, fortemente materico, e quello mentale, introspettivo e spirituale. Grandi sculture in legno e styrofoam si presentano come totemiche architetture mentali dove la materia rivela la sua capacità mistica di trasformare il processo interiore dell’artista in manifestazione tangibile. Il rimando alla discesa nell’Ade, la catabasi, si presta a definire appunto questo movimento di introspezione che caratterizza tutto il progetto della mostra. Questa discesa oscura dentro sé stessi, amplifica le capacità percettive creando così i presupposti per una vera e propria ascesi all’interno della materia stessa e della sua presenza scultorea: cromatismi e forme creano innalzamenti e spostamenti visivi, scale e piramidi senza un chiaro andamento, diventano il simbolo di un pensiero filosofico antico e moderno al tempo stesso, come ritrovato nella Discesa all’Ade e Resurrezione, del filosofo, scrittore, studioso di mistica e conoscitore di dottrine esoteriche Elémir Zolla. 

Alessandro Vizzini (Cagliari 1985) vive e lavora a Roma. Diplomatosi nel 2010 all’Accademia di Belle Arti di Roma dopo un anno di esperienza alla Escola Massana di Barcellona, Nel 2013 è invitato al Macro Testaccio nella colletiva “Ortica – Organic Theme in Contemporary Art”; Nello stesso anno espone alla Temple University di Roma nella mostra “Unisono”. Del 2011 invece viene invitato alla mostra “Archivizioni, esercizi di indagine e discussione sul Sud contemporaneo. Le cose preziose” a cura di Luigi Presicce e Giusy Checola. Lecce.

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exhibitions Thu, 27 Feb 2014 23:06:17 +0100
<![CDATA[IL PESO DELLA MIA LUCE | Diego Miguel Mirabella, Leonardo Petrucci, Serj]]> https://www.operativa-arte.com/il-peso-della-mia-luce-diego-miguel-mirabella-leonardo-petrucci-serj/ Operativa Arte Contemporanea é lieta di inaugurare la sua attività espositiva con il progetto collettivo Il Peso della Mia Luce, una ricognizione, in due distinti episodi, intorno ad una generazione di giovani artisti tutti operanti a Roma oggi. Il titolo del progetto contiene già in sé l’orizzonte di ricerca comune di tutti i lavori: La centralità che l’idea di luce riveste in ognuna delle opere, di come questa penetri e incida nel tracciato di ognuno dei sei artisti, di come essa sia la premessa quasi inesorabile e il termine di arrivo di ognuno dei lavori esposti. Lavori spesso antitetici tra loro, che della luce indagano l’essenza visiva e concettuale, al punto di rischiarne anche il sovvertimento e la negazione. Nel primo appuntamento di Venerdí 19 Aprile Diego Miguel Mirabella (Enna 1988) presenterá un’imponente struttura autoportante in legno che custodisce un panno multicolore in lattice, una totemica architettura mentale che svela al suo interno un vena cromatica. In contrapposizione a questa Serj (Bergamo 1985) affronta il ciclo di generazione, trasmissione e dispersione del suono e dell’immagine, accostando una minimale installazione sonora a un imponente lavoro su carta, che traducendosi nel suo spartito musicale svela un confronto tra saturazione sonora e saturazione della luce. Nel piano inferiore invece Leonardo Petrucci (Grosseto 1986) presenterá un’installazione appositamente progettata per gli spazi della galleria, in cui lo spettro luminoso verrà ridisegnato da una complessa successione di solidi modulari disposti secondo l’ordine simbolico - geometrico dell’esoterista Alexandre Saint-Yves d’Alveydre.

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exhibitions Mon, 25 Mar 2013 21:49:22 +0100
<![CDATA[LEONARDO PETRUCCI | Antropofagia Simbiotica]]> https://www.operativa-arte.com/leonardo-petrucci-antropofagia-simbiotica/ Operativa Arte Contemporanea è lieta di presentare Antropofagia Simbiotica, primo progetto personale di Leonardo Petrucci (Grosseto 1986) per gli spazi della galleria. Dopo la sua partecipazione alla collettiva Il Peso della Mia Luce, con cui la galleria ha inaugurato la sua attività espositiva, l’artista presenterà un’installazione frutto degli ultimi anni di ricerca sulla simbologia alchemica. La mostra, in particolare, si sofferma sull’universo biologico della Mantide Religiosa, la quale, come è noto, uccide il proprio partner durante la riproduzione. Attraverso questo parallelo l’artista indaga le modalità che accompagnano le relazioni tra individui (non a caso il titolo si riferisce ad un comportamento umano piuttosto che animale) e che appaiono legate ad un rapporto di  sopraffazione reciproca. Tale fenomeno viene letto nell’alchimia, non con una accezione negativa, ma come momento di rigenerazione e mutazione.

In mostra una installazione la cui particolarità consiste nella presenza di mantidi vive che, durante la permanenza in galleria, graviteranno intorno ad un ambiente appositamente predisposto e caratterizzato da una dinamica dialettica tra opposti. Saranno inoltre presenti una serie di altre opere che, analogamente alla precedente, utilizzano il linguaggio simbolico dell’alchimia come mezzo per rendere la capacità dell’arte di trasformare sensibilmente la materia circostante.

Leonardo Petrucci (Grosseto 1986) vive e lavora a Roma. Diplomatosi nel 2009 presso l’Accademia di Belle Arti di Roma, nel 2013 è invitato al Macro Testaccio nella colletiva “Ortica – Organic Theme in Contemporary Art” a cura di Artnoise; nello stesso anno espone alla Temple University di Roma nella mostra “Unisono”, e al progetto collettivo “Il peso della mia luce” e partecipa alla residenza “Studi di Armonia, cantiere didattico con Alfredo Pirri” al Centro Visita Cupone  nel Parco Nazionale della Sila e a  Camigliatello Silano (Cosenza).

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exhibitions Sun, 11 May 2014 13:20:20 +0200
<![CDATA[MATTEO NASINI | The Sudden Gust edition launch]]> https://www.operativa-arte.com/matteo-nasini-the-sudden-gust-edition-launch/ NERO e Operativa Arte Contemporanea sono lieti di invitarvi al lancio di The Sudden Gust, la nuova edizione d’artista di Matteo Nasini. L’edizione, composta da un vinile e otto stampe di grande formato (A2), racchiude, per la prima volta, una selezione di registrazioni ambientali di risuonatori eolici, posizionati in vari posti e in varie condizioni, e registrate dall’artista negli anni. Per la presentazione, Matteo Nasini allestirà un’installazione temporanea con alcuni di questi risuonatori presso l’Associazione Culturale Archa, sul litorale di Maccarese, vicino Roma. Siete invitati a seguirci sulla spiaggia per un intero “giorno eolico”, sabato 13 settembre dalle ore 13 alle 23.

 

 

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special events Sun, 08 Feb 2015 13:35:44 +0100
<![CDATA[ALESSANDRO DANDINI DE SYLVA | Paesaggi 2008-2014]]> https://www.operativa-arte.com/alessandro-dandini-de-sylva-paesaggi-2008-2014/ Operativa Arte Contemporanea è lieta di presentare Paesaggi 2008-2014, primo progetto personale di Alessandro Dandini de Sylva (Roma 1981) per gli spazi della galleria.

Dopo la sua partecipazione alla collettiva Il Peso della Mia Luce, con cui la galleria ha inaugurato la sua attività espositiva, l’artista presenterà al pubblico una serie di sperimentazioni fotografiche ottenute attraverso polaroid, uno studio sviluppatosi nel tempo e parallelamente ad altri progetti sulle possibili rappresentazioni del paesaggio attraverso il mezzo fotografico.

Dandini de Sylva, utilizzando una macchina polaroid degli anni settanta, interviene sul processo chimico di sviluppo dell’immagine, interrompendone o sovrapponendone l’impressione e calibrando tutti gli interventi in previsione dell’irreversibilità di ogni azione.

Frutto di questo procedimento consapevole sono immagini che, pur registrando il dato reale, si scompongono in successioni di colori e forme astratte la cui fluidità evoca la morbidezza dei passaggi pittorici; i colori sono accostati l’un l’altro tracciando sottili orizzonti intorno ai quali si snodano paesaggi indefiniti.

L’artista riduce all’essenza gli elementi del linguaggio fotografico al fine di restituirne una percezione differente, frutto anche della traduzione dell’immagine in grandi dimensioni che permette di leggerne anche i dettagli più nascosti.

A completare la mostra, una serie di transfer, polaroid su carta, che evocano procedimenti di stampa tradizionali caratterizzati per la loro irripetibilità.

Negativi e positivi dialogano tra loro in un continuo gioco di rimandi che dalla fotografia, dalla pura registrazione, attraverso la manipolazione, giungono allo sguardo del pubblico, svincolandosi da una immediata lettura per poi riscoprire, con i transfer, la propria natura d’origine.

Alessandro Dandini de Sylva (Roma 1981) è fotografo e curatore. Vive e lavora a Roma. Nel 2014 è stato selezionato tra i vincitori del Premio Shanghai. Nel 2013 ha partecipato al progetto collettivo Il peso della mia luce presso la galleria e nel 2012 è stato invitato ad esporre all’Istituto Italiano di Cultura di Parigi durante il Mois de la Photo. Nel 2009 è stato scelto come finalista per il Talent Prize e ha esposto il suo lavoro alla Centrale Montemartini di Roma. Dal 2011 è curatore di FOTOGRAFIA – Festival Internazionale di Roma, nel 2013 è stato curatore residente presso la Fondazione Pastificio Cerere di Roma e nel 2014 curatore ospite della Fondazione Ermanno Casoli di Fabriano.

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exhibitions Thu, 04 Sep 2014 18:44:44 +0200
<![CDATA[IL PESO DELLA MIA LUCE | Josè Angelino, Alessandro Dandini de Sylva, Alessandro Vizzini]]> https://www.operativa-arte.com/il-peso-della-mia-luce-jose-angelino-alessandro-dandini-de-sylva-alessandro-vizzini/ Operativa Arte Contemporanea é lieta di inaugurare la sua attività espositiva con il progetto collettivo Il Peso della Mia Luce, una ricognizione, in due distinti episodi, intorno ad una generazione di giovani artisti tutti operanti a Roma oggi. Il titolo del progetto contiene già in sé l’orizzonte di ricerca comune di tutti i lavori: La centralità che l’idea di luce riveste in ognuna delle opere, di come questa penetri e incida nel tracciato di ognuno dei sei artisti, di come essa sia la premessa quasi inesorabile e il termine di arrivo di ognuno dei lavori esposti. Lavori spesso antitetici tra loro, che della luce indagano l’essenza visiva e concettuale, al punto di rischiarne anche il sovvertimento e la negazione. Nel secondo appuntamento di Venerdì 24 Maggio Josè Angelino (Ragusa 1977) presenterà una serie di sculture dove, tramite l’uso del gas Argon e della luce che questo elemento produce, viene affrontato il tema dell’ostacolo. In un gesto assolutamente scientifico ma allo stesso tempo anche profondamente poetico, l’artista infatti mette in evidenza il percorso in cui il campo elettrico viene costretto all’interno di sculture in vetro. Alessandro Dandini De Sylva (Roma 1981) presenterà il suo ultimo ciclo fotografico, Studi di chiarore: il tentativo di riprodurre artificialmente in studio paesaggi appena rischiarati da impercettibili bagliori, per poi catturarli con una serie di Polaroid che si presenteranno proprio come il risultato di un lucido esperimento di laboratorio, attuando così un’operazione di decostruzione e ricostruzione dell’immagine tramite una totale astrazione del paesaggio. Alessandro Vizzini (Cagliari 1985) affronterà invece il tema della luce indagando il processo di rifrazione nella cristallizzazione dei minerali e la loro interazione con altri elementi naturali; un’imponente tavola di legno si alternerà a delle esili aste anch’esse in legno in cui i minerali ridisegneranno forme e materia.

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exhibitions Mon, 13 May 2013 13:29:42 +0200
<![CDATA[SERJ | Mira-Morsa]]> https://www.operativa-arte.com/serj-mira-morsa/ Operativa Arte Contemporanea è lieta di presentare Mira-Morsa, primo progetto personale di Serj (Bergamo, 1985) per gli spazi della galleria.

Dopo la sua partecipazione alla collettiva Il Peso della Mia Luce, con cui la galleria ha inaugurato la sua attività espositiva, l’artista presenterà al pubblico una serie di installazioni che ruotano intorno all’idea di dispositivo-macchina, in grado di generare percorsi significanti. A caratterizzare la mostra, in particolare, sono installazioni composte da lunghe barre di ferro o vetro che sfruttando il principio della morsa trattengono piccoli oggetti o anche, come nel caso dell’opera sonora, una cassa acustica; quest’ultima, emettendo un suono prima crescente poi decrescente, fa vibrare il materiale, generando particolari sfumature di suono. A parete, una lastra di vetro incisa e adagiata su un tessuto in pelle, mostra la mappa concettuale all’origine di tutte le installazioni: una serie di canali comunicanti tra loro, generano percorsi finiti ed infiniti, traducendo in schema grafico il paradigma all’origine di ogni creazione artistica. La mostra è l’occasione per porre in relazione un metodo e la sua applicazione, evidenziando così lo scarto significante che si manifesta nel processo di traduzione tra questi due termini.

Serj (Bergamo, 1985) vive e lavora a Roma. Diplomatosi nel 2009 presso l’Accademia di Belle Arti di Roma, nel 2013 è stato selezionato per il progetto “Factory” presso il Macro Testaccio; nello stesso anno ha partecipato alla collettiva “Il peso della mia Luce” presso la galleria e realizzato con Guido D’Angelo il progetto “Codima” presso Il cortile dell’Arte. Nel 2011 ha partecipato alla fiera “The road of contemporary art” presso l’Ex Mattatoio di Testaccio e a “21 Art Fair”, selezione giovani accademie europee di Istanbul.

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exhibitions Sun, 08 Feb 2015 13:48:40 +0100
<![CDATA[DIEGO MIGUEL MIRABELLA | Entrano Fuggendo]]> https://www.operativa-arte.com/diego-miguel-mirabella-entrano-fuggendo/ Operativa Arte Contemporanea è lieta di presentare, per la prima volta nei suoi spazi, la personale di Diego Miguel Mirabella (Enna 1988). Dopo la sua partecipazione al progetto collettivo “Il Peso della Mia Luce”, con cui la galleria ha inaugurato la sua attività espositiva, l’artista si presenta al pubblico in un solo-show dal titolo “Entrano Fuggendo”. Il titolo, ripreso dalle note a margine di alcune commedie di Shakespeare, fa riferimento al concetto dello sguardo – già da tempo oggetto della ricerca di Mirabella – inteso come un flusso continuo, il quale viene interrotto dal passaggio delle cose, che entrano, si manifestano e fuggono dal campo visivo. Le opere in mostra si focalizzano proprio sul tentativo di mettere a fuoco una visione della realtà più prossima, cogliendo l’essenza di quelle interruzioni che attraversano il nostro sguardo, prima che le cose fuggano e si sovrappongano nell’orizzonte sfocato dell’interpretazione. La mostra si sviluppa in tre distinti momenti, che corrispondono a tre diversi cicli di lavori della recente ricerca dell’artista. Nell’installazione “Tutto Aperto, Tutto Chiuso” una continua caduta di polvere evidenzierà la presenza di alcuni oggetti sul pavimento, ridefinendone i connotati e al contempo segnandone la propria struttura architettonica. Accanto a questa installazione verrà presentata una serie di lavori in lattice, lunghi panni multicolore lavorati dall’artista, manufatti dai caratteri pittorici che piegati assumono una forma plastica. Al piano inferiore infine, pensato appositamente per gli spazi della galleria, un lavoro scultoreo dalla forte impronta architettonica abiterà il passaggio fra la prima e la seconda sala, costringendo il visitatore ad aggirare l’opera, che non sarà mai fruibile nella sua interezza.

Diego Miguel Mirabella (Enna, 1988) vive e lavora a Roma. Nel 2013 è invitato al Macro Testaccio nella colletiva “Ortica – Organic Theme in Contemporary Art”; dello stesso anno è la doppia personale “Presupposti per un Dialogo Inesatto” con Mauro Vitturini a Palazzo Lucarini a Trevi (PG). Nel 2012 espone alla Temple University di Roma nella mostra “In Ognuno di Noi”, a cura di Barbara Martusciello e partecipa a “Casa con Vista”, progetto a cura di Daniela Cotimbo.

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exhibitions Wed, 04 Sep 2013 19:00:09 +0200
<![CDATA[THE SUDDEN GUST | Matteo Nasini]]> https://www.operativa-arte.com/the-sudden-gust-matteo-nasini/ Formato: Vinile + Stampe A2

Lingua: inglese

Edizione di 500 copie

Anno: 2014

Testo: Valerio Mannucci

Traduzione: Tijana Mamula

Edito da Valerio Mannucci

Direzione Artistica di Francesco de Figueiredo

Pubblicato da NERO

In collaborazione con Operativa Arte Contemporanea

 

The Sudden Gust è la nuova edizione d’artista di Matteo Nasini. L’edizione, composta da un audio in vinile e un libro con otto originali stampe d’artista in formato A2, raccoglie per la prima volta una selezione di registrazioni ambientali degli strumenti eolici di Matteo Nasini, insieme ad un libro di immagini relative alla pratica audiovisiva che l’artista ha portato avanti in questi 4 anni in relazione al “suono eolico” – il suono prodotto quando un sistema di stringhe, applicate ad una cassa acustica, vengono fatte vibrare attraverso il vento. Lontano dalla semplice documentazione, The Sudden Gust fissa la dimensione incorporea dell’incontro tra il vento e il suono in forma di oggetto. Le registrazioni contenute nel vinile sono tracce di eventi concreti: attraverso gli anni, l’artista ha registrato i suoi “oggetti sonori” in diversi posti e con diverse condizioni. Le registrazioni sonore non sono né più, ne meno che eventi isolati da un flusso potenzialmente infinito: tutto avviene anche in totale assenza di una interpretazione. L’ascoltatore è lì, ma può anche non esserci. In un certo senso, il suono eolico non ha inizio né fine. Esso è significante perché è sempre altro. Allo stesso modo, le immagini che compongono le stampe di The Sudden Gust costituiscono una riflessione sulla natura invisibile e incorporea dell’esperienza eolica. Strutture geometriche, inspirate alla geometria degli stessi strumenti e ad una certa tradizione della scrittura musicale, si intrecciano con foto che, proprio come il vento e il suono, sembrano quasi dissolversi. Più che eteree, queste immagini sono opache. Esse sono veli di sé stesse e, proprio come il suono, esse si manifestano come una sorta di traccia rimossa, memoria universale. Quello che conta nel lavoro di Matteo Nasini è la dimensione non umana. Il ruolo dell'artista tende verso un atto di contenimento: gli strumenti eolici sono il nodo attraverso il quale la forza invisibile del vento si fonde con l'intervento artistico.

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editions Sun, 08 Feb 2015 13:40:23 +0100
<![CDATA[Il Peso della Mia Luce | NULL]]> https://www.operativa-arte.com/il-peso-della-mia-luce-null/ Tre fogli A3 carta arco print 140 gr. piegatura a croce contenuti da un foglio A4 carta sirio color perl 200 gr. piegatura singola.

Contributi di José Angelino, Alessandro Dandini de Sylva, Diego Miguel Mirabella, Leonardo Petrucci, Serj, Alessandro Vizzini. Un testo di Gianni Garrera.

Sul retro veduta dell’allestimento della mostra Il Peso della Mia Luce, Operativa Arte Contemporanea, Roma 2013.

150 esemplari firmati e numerati.

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editions Sun, 08 Feb 2015 13:42:07 +0100
<![CDATA[ANDIAMO Là | Diego Miguel Mirabella - Matteo Nasini]]> https://www.operativa-arte.com/andiamo-la-diego-miguel-mirabella-matteo-nasini/ L’A project space è lieta di presentare Andiamo Là, progetto espositivo degli artistii Diego Miguel Mirabella e Matteo Nasini in collaborazione con la galleria Operativa Arte Contemporanea di Roma e curato da Daniela Cotimbo.

Nato come scambio tra due realtà artistiche affini per generazione e per contenuti, Andiamo Là è un viaggio nella diversità, la scoperta psichica di un paesaggio attraverso l’introiezione dei suoi elementi. Tale viaggio si arricchisce di un filtro speciale, le parole di Albert Camus, il cui pensiero “meridiano” scaturisce proprio dalla coscienza dell’appartenenza ad un mondo e nello specifico ad un luogo la cui contemplazione si offre già in risposta ad ogni esigenza di comprensione. L’idea di una collocazione geografica del pensiero filosofico, oggi negoziata con una sempre crescente necessità di esplorazione della diversità, diventa occasione per una riflessione sulle modalità di interiorizzazione ti tale esperienza di cui l’osservazione del paesaggio è uno degli aspetti cruciali. Se Diego Miguel Mirabella mette in scena, attraverso rudimentali macchinari, la danza di un pensiero che sfiora oggetti e immagini a lui care, Matteo Nasini propone una sonorizzazione dell’ambiente a partire dallo studio delle mappe del Mediterraneo, identificando, lungo le sue coste, le note alla base della sua composizione. La mostra sarà anche l’occasione per la presentazione del vinile The Sudden Gust, nuova edizione d’artista di Matteo Nasini realizzata da NERO Magazine e Operativa Arte Contemporanea. L’edizione raccoglie per la prima volta una serie di registrazioni di arpe eoliche, posizionate e registrate dall’artista, nel corso degli anni, in luoghi e condizioni ambientali dalle particolari caratteristiche acustiche.

Diego Miguel Mirabella (1988) è nato a Enna, vive e lavora a Roma. Tra le mostre collettive più importanti: The grass grows, Riehenstrasse 74, Basel; Art is The Real, Roma; Il peso della mia luce, Operativa Arte Contemporanea, Roma; Ortica – Organic Theme in Contemporary Art, Macro Testaccio, Roma; Presupposti per un Dialogo Inesatto, Palazzo Lucarini, Trevi (PG); In Ognuno di Noi, Temple University Roma; Mostre personali: Entrano Fuggendo, Operativa Arte Contemporanea, Roma.

Matteo Nasini (1976) vive e lavora a Roma. Si è diplomato presso il conservatorio di Santa Cecilia. Tra le mostre collettive: The Volume of Air, Serra dei Giardini, Venezia; A Bed Is A Door, performance with Davide Stucchi, Villa Romana, Firenze; Helicotrema, MACRO, Radio3, Auditorium Parco della Musica, Roma; Villa Romana, Firenze; FW2013RTW (KUDOS), Galleria Federica Schiavo, Roma; Smeared with the gold of the opulent sun, Nomas Foundation, Roma; Re-Generation, Macro Roma, When in Rome, Istituto di Cultura di Los Angeles; Mostre personali: Sleepy Night, The Gallery Apart, Roma.

Con la collaborazione di Operativa Arte Contemporanea ]]> special events Sun, 08 Feb 2015 13:44:29 +0100 <![CDATA[ALTERAZIONI VIDEO | Fred - The new cinema event #4]]> https://www.operativa-arte.com/alterazioni-video-fred-the-new-cinema-event-4/ Dopo l’indiscusso successo dell’Incompiuto Siciliano, presentato 3 anni or sono, la doppia partecipazione a Performa NY e The New Cinema Event al MOMA PS1, il collettivo di artisti dislocato tra New York , Berlino e Milano torna nella capitale per presentare in esclusiva l’ultimo progetto che ruota attorno a FRED, un nuovo Turbo Film, coprodotto dal Guggheneim Lab di Berlino, da Operativa Arte Contemporanea e dalla Dispari e Turbo come tutta la loro produzione, irriverente, ironico e sincero, e’ stato girato interamente a Berlino e si pone l’obbiettivo di delineare un ritratto crudo e comico della capitale indiscussa della cultura contemporanea europea. Un turbine di musica punk, personaggi incredibili pescati nei Bar della periferia di Berlino, inseguimenti notturni, effetti speciali e suspance: questo e’ FRED

Alterazioni Video è un collettivo fondato a Milano nel 2003. Il gruppo ha esposto in numerosi musei e spazi pubblici, tra gli altri alla 52ª Biennale di Venezia, a Manifesta 7 (Rovereto), a Performa 09 (New York), alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo (Torino), a Palazzo Rosso (Genova) e alla Moderna Galerija (Lubiana). Recentemente è stato invitato dal BMW Guggenheim Lab di Berlino che ha finanziato al gruppo l’ultimo progetto sulla capitale tedesca.

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special events Mon, 09 Feb 2015 10:34:26 +0100
<![CDATA[Flaneur Magazine | issue 04 launch]]> https://www.operativa-arte.com/flaneur-magazine--issue-04-launch/ Flaneur Magazine invites you to the Rome launch of
ISSUE 04: CORSO VITTORIO EMANUELE II, ROME

Gold foil, marble, miracles, parrots, gelato, interventions and much more -


Flaneur is a nomadic, independent magazine focussing on one street per issue. The magazine embraces the street’s complexity, its layers and fragmented nature with a literary approach. The content of the magazine is produced with and for Flaneur by artists of all disciplines while the team spends two months on location. It is made using a collaborative, impulsive and unconventional approach. The magazine attempts to use a single microcosm to tell universal stories.

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special events Fri, 27 Feb 2015 11:59:56 +0100
<![CDATA[EMILIANO MAGGI | Danse Royale]]> https://www.operativa-arte.com/emiliano-maggi-danse-royale/ Operativa Arte Contemporanea è entusiasta di presentare Danse Royale inedita installazione video di Emiliano Maggi (Roma 1977).
L’opera riesce a racchiudere in sè tutto l’onirico mondo dell’artista; il video ci sprofonda in un’irreale
e contradditoria atmosfera, a tratti cerimonia ancestrale e tenebrosa, concitata festa pagana e gioioso ballo di famiglia inebriato dalla follia di una nottata estiva.
La sfaccettata ricerca dell’artista ha sempre saputo coniugare scenari psichedelici a simbolismo mitologico, ritualità e iconografia rurale fatta di fiaba e sogno a ipnotiche ambientazioni da horror nostrano anni ‘70. Il tutto raccontato con una poliedrica produzione che spazia dalla performance alla produzione di gioielli, dall’acclamatissimo progetto musicale Estasy a lavori fotografici e pittorici.

La galleria inaugura con Danse Royale il ciclo Due o tre cose che piacciono a me, tre presentazioni di tre singole opere a breve distanza tra loro che impegneranno tutta la programmazione primaverile.
Un tentativo di mostrare tre incredibili lavori, che per la loro unicità e portata museale incredibilmente sembrano raccontare tutto il senso della ricerca dell’artista. Provando così a superare in maniera dinamica e incisiva i tempi, le aspettative e le pretese di quello che chiamiamo “mostra personale”.

Emiliano Maggi (Roma 1977) vive e lavora a Roma. Tra le sue mostre ricordiamo: “Diversi Muri” Istituto Svizzero, Roma (2014); There is no place like home, Roma (2014); The Nymph song, Mona Museum, Tasmania (2014); Il congresso dei disegnatori, Istituto Svizzero, Roma (2013); Subway Dreams, the Newsstand & Nero magazine for the Art Book Fair, NY; Vision & Prayer Lorcan O’Neill Gallery, Roma (2013); Les intermittences du coeur Ex Elettrofonica, Roma (2012) ;”Regeneration” Macro , Roma (2012); Patria Interiore, Goldent Threat Gallery, Belfast (2012); Twin mind Spazio Carbonesi, Bologna (2012); Argenti Dominus Vulpes, Brown projectspace, Milano (2011); When in Rome, Italian Culture Institute, L.A. (2011); “Life is Art” Santa Rosa, California (2010); Danse Macabre, Nomas Foundation, Roma (2010); New Orleans Art Biennial, KKK projects gallery, New Orleans (2008).

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exhibitions Thu, 12 Mar 2015 21:30:28 +0100
<![CDATA[PAESAGGI | Alessandro Dandini de Sylva ]]> https://www.operativa-arte.com/paesaggi-alessandro-dandini-de-sylva-/ editions Fri, 24 Apr 2015 14:54:17 +0200 <![CDATA[DANSE ROYALE | Poster]]> https://www.operativa-arte.com/danse-royale-poster/ editions Tue, 28 Apr 2015 22:54:16 +0200 <![CDATA[MATTEO NASINI | Resort Mirage]]> https://www.operativa-arte.com/matteo-nasini-resort-mirage/ Resort Mirage é l’installazione sonora che Matteo Nasini ha creato per il secondo appuntamento di Due o Tre cose che Piacciono a Me.

Un organo investito da una corrente di vento campeggerá al centro della galleria trasformando lo spazio in un unico ambiente sonoro fluido ed immersivo.

Le note generate dall’installazione creano una superfice sonora densa e altera, composta da un coro di differenti voci. Una polifonia capace di proiettare lo spettatore in una coinvolgente esperienza fatta di sonoritá aliene e oniriche.

La galleria con Resort Mirage inaugura il secondo appuntamento del ciclo Due o Tre cose Che Piacciono a Me, tre presentazioni di tre singole opere a breve distanza tra loro che impegneranno tutta la programmazione primaverile.

Un tentativo di mostrare tre incredibili lavori, che per la loro unicità e portata museale incredibilmente sembrano raccontare tutto il senso della ricerca dell’artista.

La ricerca artistica di Matteo Nasini (Roma, 1976) parte dallo studio del suono, per concretizzarsi in forme fisiche che analizzano in profondità ed osservano la superficie della materia sonora e di quella plastica. Da questo ne deriva una visione della realtà poetica e lucida allo stesso tempo, che si manifesta metodologicamente nelle installazioni sonore, nei lavori audiovisivi e nelle opere scultoree. Tra le sue mostre principali: La Scrittura Degli Echi, a cura di Nero, Maxxi, Roma (2015); Sleepy Night, Ermes at The Gallery Apart (2014); Trust, Vita Vel Regula a cura di Michele D’Aurizio, Fluxia, Milano (2014); Re-generation a cura di Ilaria Gianni and Maria Alicata, MACRO, Roma (2012); Smeared with the gold of the opulent sun acura di Chris Sharp, Nomas Foundation, Roma (2012); When in Rome a cura di Luca Lo Pinto e Valerio Mannucci, Istituto Italiano di Cultura, Los Angeles (2011).

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exhibitions Fri, 01 May 2015 21:53:31 +0200
<![CDATA[MUSEO DELLE PALME | curated by LA Project Space]]> https://www.operativa-arte.com/museo-delle-palme-curated-by-la-project-space/ Definita dal grande botanico svedese Linneo principes plantarum, la palma ha avuto da sempre un ruolo centrale nell’immaginario simbolico dell’uomo. Simbolo della vittoria, dell’ascensione, della protezione, della fecondità e della fertilità; la sua è stata una presenza costante nelle religioni e, conseguentemente, nelle arti figurative. La palma è stata, anche, oggetto di speculazione filosofica: infatti Carl Jung riteneva che nell’inconscio dell’uomo, quale progenitore, si ritrova l’archetipo della palma. L’anima stessa dell’uomo è la palma: l’inconscio non sarebbe altro che la sua ombra.

In relazione alla centralità che la palma ha avuto nella storia dell’uomo va spiegato il particolare interesse dell’Orto Botanico di Palermo nei suoi confronti, interesse manifestatosi prima con la realizzazione della mostra intitolata “Le Palme tra Arte e Scienza”, tenutasi nel 1995 durante le manifestazioni celebrative del bicentenario dell’Orto, poi con l’iniziativa, risalente al gennaio del 1998, di allestire una mostra permanente di opere pittoriche d’età contemporanea aventi come oggetto le palme.

Grazie anche al contributo di appassionati d’arte e di natura, a partire dal ’98, l’Orto botanico ha ricevuto in dono da maestri di pittura italiani una quantità di opere tale da poter costituire una collezione d’arte ispirata alle palme. Tale collezione, intitolata “Palme d’autore”, ha oggi sede nel Calidarium e va ad arricchire e completare il “museo” in vivo costituito dalla spettacolare collezione di palme in piena area, di cui l’Orto, sin dalla sua costituzione, ha voluto dotarsi, non trascurando di potenziarla e di migliorarla nel tempo.

Il progetto in questione intende rivalutare e ricontestualizzare al giorno d’oggi la collezione del museo delle palme, cercando, grazie al supporto economico di Operativa Arte che produrrà l’intero progetto , di coinvolgere una nuova generazione di artisti italiani che si sono affermati negli ultimi anni. Gli artisti selezionati saranno 5/7 verranno invitati a soggiornare a Palermo per l’arco di un mese, periodo che sarà dedicato ad una ricerca estetica e antropologica sulla palma, oltre che alla produzione di opere d’arte. Le opere saranno prodotte specificatamente per degli spazi da localizzare all’ interno dell’orto botanico, e affronteranno il soggetto (palma) con un linguaggio estetico attuale, considerandone anche l’impatto come pianta nel contesto urbano/domestico. Questa prima parte del progetto si concluderà con una mostra aperta al pubblico che serva come presentazione delle nuove opere e riqualificazione del museo delle palme considerando che alcune delle opere realizzate verrano donate al museo per incrementare e aggiornarne la collezione.

Nell’arco del mese di soggiorno degli artisti, non é esclusa la possibiltà di conferenze e presentazioni del progetto in spazi all’esterno dell’orto botanico, come musei d’arte e facoltà universitarie.

Nel lasso di tempo che precede l’inizio del progetto la direzione di Operativa Arte, L’A Project Space insieme ad alcuni degli artisti già selezionati, come Matteo Nasini e Alessandro Dandini de Sylva, stanno già raccogliendo e impaginando con l’aiuto di un grafico specializzato del materiale inerente alla storia della Palma, cenni storici e riflessioni di vari artisti nel tempo, tutto correlato da immagini, fotografie ed opere. L’intento è quello di creare una pubblicazione attorno al progetto, dialogata con gli artisti e non solo, un libro di appunti/ catalogo, con la volontà di costruire anche un’archivio delle opere dei maestri che sono già presenti nella collezione e raccontare i processi che porteranno gli artisti a realizzare le opere per la mostra. In questo senso si procederà alla ricerca di partner che sostengano la pubblicazione.

La seconda parte del progetto intende costruire una o piú tappe di un museo delle palme itinerante, in cui le opere dei giovani, in dialogo con alcune selezionate dalla collezione del museo della generazione precedente, possano raccontare su un piano estetico e concettuale la storia della pianta. Prima tra queste tappe, la galleria Operativa Arte di Roma.

 

L’A project space è un centro per l’arte contemporanea nato a Palermo nel 2011 sotto la direzione di due artisti; Giuseppe Buzzotta e Vincenzo Schillaci. L’A è uno spazio no-profit per la promozione delle ricerche legate all’arte e alla contemporaneità, una piattaforma di dialogo e scambio che si apre verso l’esterno creando ponti di connessione con altre realtà simili, un contenitore che accoglie varie attività e dove l’arte assume molteplici forme. Tra i progetti più significativi : Artissima Lido, Torino, Italia / IL REVISIONISMO SPIEGATO A MIO NONNO, Conferenza di Marcello Faletra con due contributi video di Peter Greenaway e Istvan Horkay / ZEITFORMEN prima collaborazione tra l’osservatorio ABAP ( accademia di belle arti palermo) e L’A project / BENJAMIN VALENZA, residency program, Benjamin Valenza Marsiglia 1980 / ORLANDO , format che si estende sul territorio siciliano, svolgendosi presso L’A Project Space ed altre realtà come la Fondazione Brodbeck (Catania), Bocs (Catania), Coca (Modica), Museo Lucio Piccolo (Ficarra). L’a ha collaborato nell’arco degli anni con numerosi artisti, spazi no profit, musei e gallerie d’arte come KOMPLOT - Bruxelles, GALLERIA OPERATIVA - Roma, CRIPTA 747 Torino, GUM STUDIO - Torino...

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special events Mon, 18 May 2015 18:56:00 +0200
<![CDATA[SERJ | Lunghezze donda]]> https://www.operativa-arte.com/serj-lunghezze-donda/ Una mostra sul Suono e sulla Luce è un contenitore di ‘lunghezze d’onda’.  Non tanto un’esibizione di opere, quanto una rilevazione di funzionamenti e comportamenti di energie che s’intrecciano strettamente alla nostra esistenza, ma restano fuori dalla nostra specifica considerazione.

Rivolgere l’attenzione alla manifestazione e all’azione di realtà impalpabili, ma essenziali per la nostra esperienza è uno degli obiettivi della mostra che prende in considerazione, non rapporti fra opere o elementi geometricamente e linearmente misurabili in uno spazio dato, quanto interazioni con l’ambiente di grandezze che non si chiamano più altezza, lunghezza, larghezza, profondità, ma intensità, frequenza, densità, lunghezza d’onda, massa o saturazione, nell’intento di rivelare la loro influenza sulla nostra esistenza insieme alle reazioni a diverse condizioni date.

Da funzioni di supporto, utili soltanto a ‘illustrare’ o ‘accompagnare’ le scene e i temi prescelti, Luce e Suono sono diventati nel mondo artistico contemporaneo un soggetto da esplorare per se stesso, in quanto produttore di esperienze e modi di utilizzazione che segnano nuove opportunità anche formalmente eccellenti. Mentre la tecnica imprigiona e sfrutta, per il nostro vivere, queste entità indispensabili sottoponendole a consumo e usura, l’arte ne libera le valenze per il nostro puro godimento, indicando nel contempo anche il nuovo potenziale costruttivo che spesso ha origine proprio nella gratuità e libertà. Il luogo che si apre sul paesaggio del lago di Nemi, ormai da quasi un secolo suscettibile di essere interpretato come scenario del mito, è spinto in questo modo, a confrontarsi anche con i linguaggi scientifici e tecnologici della modernità in un dialogo stimolante, qualche volta ironico, fatto delle infinite sfaccettature di un’estetica dinamica e delle complesse sollecitazioni del gioco.

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special events Sun, 15 Nov 2015 12:12:51 +0100
<![CDATA[RESORT MIRAGE | Poster]]> https://www.operativa-arte.com/resort-mirage-poster/ Resort Mirage poster. Edition of 99 copies signed and numbered with a text by Ilaria Gianni on the back side. Fedrigoni opaque paper, 250 gr.

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editions Thu, 21 May 2015 20:37:29 +0200
<![CDATA[ENRICO BOCCIOLETTI | Daisyworld]]> https://www.operativa-arte.com/enrico-boccioletti-daisyworld/ Pressure is a privilege.

“Se il lupo e la Dea lavorano insieme avranno un comportamento di amore e compassione. Se il lupo e Satana lavorano insieme allora aggressività e rabbia è il modello di comportamento che sarà generato.”
Lo spazio della galleria verrà riconfigurato in un ecosistema forzato, un ambiente narrativo ambiguo e sci-fi. Vorrei invitare il visitatore a sentirsi user, parte attiva e necessaria del sistema, che si offre a sua volta deliberatamente aperto. L’ambiente, come un device performativo, sarà preparato per innescare un coinvolgimento alternato, tanto fisico e sensoriale quanto immaginario e mentale.
Ciò che c’è di avvincente nella commistione tra la psicologia, l’esoterismo e l’assurdità che scaturisce dall’analisi in reverse delle interviste di chi sostiene di avere subito esperienze di alien abduction (rapimento da parte di forme non terrestri), come la citazione iniziale che apre questo testo, è la densità esoterica e neo-medievalista che fa parte di numerosi strati del tessuto sociale contemporaneo, di cui spesso neghiamo l’esistenza in nome della trasparenza digitale, della “datacloud” e del pensiero pseudo-realista.
Continuavo, nella preparazione di questo lavoro ambientale, a pensare all’utilizzo di CO2 allo stato solido – l’anidride carbonica portata a -78 °C solidifica per sublimazione ed è comunemente conosciuta come “ghiaccio secco”– congiuntamente alle proteine del siero di latte in polvere, usate in modo massiccio nel contesto del body-building, ma inscrivibili anche in una narrazione “survivalista”, per le loro caratteristiche come alimento: immediata preparazione e agile consumo in condizioni al limite della sopravvivenza o post-catastrofiche – per questo vengono utilizzate anche come fonte di sostentamento in ambito militare.
Parlando di “possibilità”, narrazione, realtà e leggenda metropolitana, penso all’immaginario legato alla colonizzazione di Marte (la cui atmosfera si compone al 95% di CO2), con iniziative come Mars One (http://www.mars-one.com/), che dal mio punto di vista includono vorticosamente tutti i livelli di questo discorso, a cavallo tra ricerca scientifica, fantascienza,
sfruttamento (post)coloniale e fantasie bislacche al limite del ridicolo. Portandoci su di un piano molto più concreto, l’anidride carbonica allo stato solido è implicata in una molteplicità di applicazioni che rendono silenziosamente sostenibile il nostro stile di vita: dal raffreddamento di CPU e GPU in condizioni di overclock al trasporto alimentare, fino alla conservazione di medicinali e all’impiego per gli “effetti speciali” in discoteca o a teatro.
Mi interessa molto questa fiction: una narrazione in cui più ambiti del possibile prendono una deriva di pura fantasia che apre a livelli di “libertà” più vasti. Come anche la ayahuasca o la MDMA. È necessario lasciare aperta a metà una porta sul retro affinché una condizione di pericolo possa (o non possa) introdursi, o quanto meno accettare che la noiosa condizione di “sicurezza” e civilizzazione, che sembra ormai durare da sempre e per sempre, sia uno stato delle cose risibilmente part-time.
(Enrico Boccioletti, 2015; in occasione della mostra “Daisyworld” da Operativa, Roma)

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exhibitions Thu, 04 Jun 2015 00:39:25 +0200
<![CDATA[EMILIANO MAGGI | The Nymphs Orchestra]]> https://www.operativa-arte.com/emiliano-maggi-the-nymphs-orchestra/ Operativa Arte Contemporanea é lieta di presentare The Nymphs Orchestra, il nuovo progetto performativo di Emiliano Maggi appositamente ideato per la Sala Santa Rita. Alberi trasmutati in strumenti musicali faranno risuonare l’incredibile navata seicentesca della chiesa di Piazza Campitelli.
Con l’intervento dell’artista i corpi lignei assumono infatti nuova vita nelle strutture e nelle componenti di chitarre elettriche, verranno suonati dal vivo in una vera e propria esecuzione musicale polifonica superando cosí la loro valenza puramente scultorea.
In un corto circuito tra corpi arborei e visioni heavy metal The Nymphs Orchestra rievoca un mondo di natura ancestrale con innestati elementi del presente, raccontando cosí il mito delle ninfe attraverso una profonda e ipnotica esperienza sonora.

Emiliano Maggi (Roma 1977) vive e lavora a Roma.
La sua sfaccettata ricerca ha sempre saputo coniugare scenari psichedelici a simbolismo mitologico, ritualità e iconografia rurale fatta di fiaba e sogno a ipnotiche ambientazioni da horror nostrano anni ‘70. Il tutto raccontato con una poliedrica produzione che spazia dalla performance alla produzione di gioielli, dall’acclamatissimo progetto musicale Estasy a lavori fotografici e pittorici.
Tra le sue mostre ricordiamo: “Palmithi”, Il Museo delle Palme, Palermo (2015); “Danse Royale” Operativa Arte, Roma (2015); “Diversi Muri” Istituto Svizzero, Roma (2014); There is no place like home, Roma (2014); The Nymph song, Mona Museum, Tasmania (2014); Il congresso dei disegnatori, Istituto Svizzero, Roma (2013); Subway Dreams, the Newsstand & Nero magazine for the Art Book Fair, NY; Vision & Prayer Lorcan O’Neill Gallery, Roma (2013); Les intermittences du coeur Ex Elettrofonica, Roma (2012) ;”Regeneration” Macro , Roma (2012); Patria Interiore, Goldent Threat Gallery, Belfast (2012); Twin mind Spazio Carbonesi, Bologna (2012); Argenti Dominus Vulpes, Brown projectspace, Milano (2011); When in Rome, Italian Culture Institute, L.A. (2011); “Life is Art” Santa Rosa, California (2010); Danse Macabre, Nomas Foundation, Roma (2010); New Orleans Art Biennial, KKK projects gallery, New Orleans (2008).

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special events Fri, 17 Jul 2015 19:34:50 +0200
<![CDATA[IL MUSEO DELLE PALME | curated by LA Project Space]]> https://www.operativa-arte.com/il-museo-delle-palme-curated-by-la-project-space/ Operativa Arte Contemporanea è lieta di ospitare la visionaria collezione del Museo delle Palme, progetto curato da L’A Project Space, nato e cresciuto quest’estate nell’Orto Botanico di Palermo. Per l’occasione, la collezione verrà presentata in un nuovo e caleidoscopico allestimento che comprenderà una selezione delle opere del Museo e le recenti e inedite acquisizioni che, nella maniera più trasversale, abbracciano l’indipendente scena artistica contemporanea.

Alterazioni Video | Andreco | Enrico Boccioletti | Carola Bonfili & Ottaven | Joanne Burke | Giuseppe Buzzotta | Campo Stabile | Canedicoda | Alessandro Cicoria | Alessandro Dandini de Sylva | Giulio Delvé | Yara De Freitas | Alessandro Di Giugno | Edoardo Dionea Cicconi | Tothi Folisi | Francesco Fontana | Stefania Galegati Shines | Gianni Garrera | Giuseppe Garrera | Guido Gazzilli | Livio Graziottin | Emiliano Maggi | Marta Malatesta | Gianfranco Maranto | Michela de Mattei | Diego Miguel Mirabella | Ignazio Mortellaro | Valentina Nascimben | Matteo Nasini | Leonardo Petrucci | Massimo Piersanti | Gianandrea Poletta | Andrea Polichetti | Gianni Politi | Marco Raparelli | Giacomo Rizzo | Alessandro Sarra | Mario Schifano | Vincenzo Schillaci | Vincenzo Simone | V. | Franco Valente | George Vermont | Alessandro Vizzini

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exhibitions Fri, 18 Sep 2015 13:49:43 +0200
<![CDATA[VINCENZO SIMONE | Wonder (Sette piscine)]]> https://www.operativa-arte.com/vincenzo-simone-wonder-sette-piscine/ Operativa Arte Contemporanea è lieta di presentare Wonder (Sette piscine), primo progetto personale di Vincenzo Simone negli gli spazi della galleria. Sette piscine gonfiabili racchiudono altrettanti paesaggi onirici frutto della recentissima produzione pittorica dell’artista. Lo scontro tra un supporto di plastica dai colori fluorescenti e sintetici con una pittura di gusto quasi ottocentesco, piena di richiami alla tradizione paesaggistica del passato, crea un risultato spiazzante e paradossale. Le piscine come degli specchi sembrano riflettere i paesaggi che l’artista dipinge in maniera evanescente e visionaria, creando una dimensione inconsueta dove il confine tra presente/realtà e passato/illusione è fragilissimo.

Vincenzo Simone (Seraing 1980) vive e lavora a Bologna. La sua ricerca parte sempre dallo studio delle potenzialità espressive della pittura, medium che l’artista sperimenta su diversi supporti, piegandolo di volta in volta alle sue esigenze comunicative. Tra le sue mostre ricordiamo: Il Museo delle Palme, Operativa Arte Contemporanea, Roma (2015); Cars Omegna collective show - You may deny it but you carry it with you (2015); Il Museo delle Palme, Orto Botanico di Palermo (2015); Imàtion - Una vetrina, Roma (2015); CsO, Operativa Arte Contemporanea, Roma (2015); Oggetti su piano, Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, Bologna (2014); Una collettiva di pittura, Cars Omegna (2014); Open studio, GAFF Milano (2014); Hosting INTERNO4 Bologna#2, collective show, project with INTERNO4, Bologna (2014); QUADRATO, collective show, project with INTERNO4, VID, Bologna (2014); Secondo paesaggio, solo show, LOCALEDUE, Bologna (2014); SU DI UN MURO, video screening curated by Vincenzo Simone, LOCALEDUE, Bologna (2013); solo show at Roccagloriosa, SA (2013); Festival Fotocopia Europea, collective show, Reggio Emila (2013); TRE/Caduta di stile, collective show, INTERNO4, Bologna (2013); - Cabinet, a project by INTERNO4, hosted by Volcano Extravaganza, House of Extravaganza, Stromboli, (2012); Una personale, solo show, Galleria dell’Immagine, Rimini (2012); Da una stanza all’altra, double solo show, Cortona, (2011); Interno4, collective show, Bologna (2011); Due Variazioni, double solo show, spazio EXIT, Bologna (2010).

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exhibitions Tue, 06 Oct 2015 14:18:19 +0200
<![CDATA[ARTISSIMA 2015 | Matteo Nasini, Paesaggio Acre]]> https://www.operativa-arte.com/artissima-2015-matteo-nasini-paesaggio-acre/ Paesaggio Acre è il progetto personale di Matteo Nasini presentato da Operativa per Artissima 2015. Paesaggio Acre vuole apparire come un doppio paesaggio: da una parte la rappresentazione di un orizzonte sintetico, con cromatismi acidi e geometrie di fili di lana. Dall'altra invece a terra sculture in ceramiche che appaiono organiche e vegetali, veri e proprio strumenti musicali in quanto risuonatori di vento, che rimandano lo spettatore alla visione di questo paesaggio come immerso tra i frutti di un orto immaginario.

 

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special events Tue, 10 Nov 2015 11:08:44 +0100
<![CDATA[DISTRATTI DAL BUIO | Matteo Nasini]]> https://www.operativa-arte.com/distratti-dal-buio-matteo-nasini/ Distratti dal buio di Matteo Nasini, è anzitutto una narrazione e due linee parallele scorrono all’interno del flusso di queste 352 pagine: la realtà come fonte energetica di ispirazione, ed il sogno come componente esplorativa. Il libro è composto da cinque racconti visuali ed in un susseguirsi di immagini, testi, disegni e frame video, all’interno del volume prende vita un mondo indefinito, allo stesso tempo sci-fi e sentimentale, alienato e vago ma anche ancorato alla vita, dove il buio non è mai una fine, ma una condizione in cui si è distratti, trasportati, in balia degli eventi, ma anche delle proprie urgenze.

12x17cm 352 pages
Perfect Binding
Soft Cover
1 Colour (Black Silver Ink) Offset
350 Copies

Edited by YARD PRESS

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editions Thu, 26 Nov 2015 11:11:43 +0100
<![CDATA[MATTEO NASINI | Distratti dal Buio]]> https://www.operativa-arte.com/matteo-nasini-distratti-dal-buio/ ]]> special events Mon, 30 Nov 2015 11:31:11 +0100 <![CDATA[GIUSEPPE BUZZOTTA | Moon Screens]]> https://www.operativa-arte.com/giuseppe-buzzotta-moon-screens/ Operativa è entusiasta di presentare Moon Screens, prima personale negli spazi della galleria di Giuseppe Buzzotta (Palermo 1983). Una grande matrice xilografica realizzata dall’artista sarà la presenza scultorea attorno alla quale graviterà un’inedita serie di lavori pittorici generati da quest’ultima. Moon screens è un progetto aperto, costituito da un insieme di lavori che ragionano sull’interdipendenza tra le varie forze e campi energetici presenti in natura e lo sviluppo della vita e delle forme. Quando il seme di una pianta trova le condizioni di umidità e le temperature adeguate per attivarsi viene prodotto il germoglio. Questo processo di attivazione è il tema attorno al quale ruota questo piccolo universo di rifessioni/opere. Tutti dipinti, mix patterning, matrici silografiche come sculture, linee e campi di colore che evocano immagini ed azioni non ben definite. Nella loro assoluta astrattezza infinite esperienze visive si apriranno davanti allo spettatore, come davanti all’assenza di segnale su un vecchio schermo a tubo catodico.

La galleria con Moon Screen riprende il ciclo Due o Tre Cose Che Piacciono a Me: tre presentazioni di tre singoli artisti a breve distanza tra loro che impegneranno tutta la programmazione primaverile. Un tentativo di mostrare tre incredibili lavori, che per la loro unicità e portata museale incredibilmente sembrano raccontare tutto il senso della ricerca del singolo artista.

Giuseppe Buzzotta, nasce a Palermo nel 1983, dove vive e lavora, e dove ha studiato dal 2005 - 2009 all’Accademia di belle arti. Nel 2011 fonda e dirige insieme a Vincenzo Schillaci “L’A project” incredibile spazio indipendente e centro di ricerca per l’arte con sede a Palermo. E’ stato tra i protagonisti della summer school con Lois Weinberger curata da Lòrànd Hegyi, Ficarra Contemporary divan, (2015) e delle mostre : ENTE DA FARE Cripta 747 Turin (IT) 2013, LE DECLINAZIONI DELLA PITTURA a cura di Arianna Rosica, Galleria Francesco Pantaleone (2015), AH SI VA A ORIENTE a cura di Daniela Bigi, Fondazione per l’Arte (2014) , LET IT GO / TOGLI IL FERMO American Academy in Rome a cura di Nari Ward and S.A.C.S museo riso (2013) e di progetti Speciali come: Associationes LIBRES A project by the Dena Foundation for Contemporary Art , curato da Chiara Parisi and Nicola Setari.

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exhibitions Wed, 23 Mar 2016 14:00:56 +0100
<![CDATA[VINCENZO SCHILLACI | dove nessuno va]]> https://www.operativa-arte.com/vincenzo-schillaci-dove-nessuno-va/ Operativa è lieta di presentare Dove nessuno va, prima personale di Vincenzo Schillaci (Palermo 1984) negli spazi della galleria. Tutti i lavori in mostra sono frutto dell’inedita e recentissima produzione dell’artista.

 

[...] suscitò grandi risa...

vuotato il mare bevendolo fino all’ultima goccia, strofinato via con una spugna l’intero orizzonte.

Che mai facemmo, a sciogliere questa terra dalla catena del suo sole?

Dov’è che si muove ora?

Dov’è che ci muoviamo noi?

Via da tutti i soli? (1«IL CORPO MI GUIDERÁ»); un eterno precipitare, all’indietro, di fianco, in avanti, da tutti i lati...

Esiste ancora un alto e un basso? (2 «FOLLE BIANCO») ; è come un vagare attraverso un infinito nulla.

Non alita su di noi lo spazio vuoto?

Si è fatto piú freddo? (3 «QUESTA COSA CHE NON TORNA»); seguita a venire notte, sempre piú notte...

Non udiamo ancora nulla?

Fulmine e tuono vogliono tempo, il lume delle costellazioni vuole tempo, le azioni vogliono tempo, anche dopo essere state compiute, perché siano vedute, ascoltate...

 

Vincenzo Schillaci nasce a Palermo nel 1984, città dove oggi vive e lavora

Nel 2011 fonda e dirige insieme a Giuseppe Buzzotta L’A project spazio indipendente e centro di ricerca per l’arte con sede a Palermo.

Ha collaborato a diversi progetti artistici indipendenti e anche curato diversi progetti espositivi.

E’ stato tra i protagonisti della summer school con Lois Weinberger curata da Lòrànd Hegyi, Ficarra Contemporary divan (2015) e delle mostre: LA VITA RAPITA a cura di Sonia Dermience, Komplot , Bruxelles (2014), AH SI VA A ORIENTE a cura di Daniela Bigi, Fondazione per l’Arte (2014), ENTE DA FARE Cripta 747 Torino 2013, LES ASSOCIATIONES LIBRES a project by the Dena Foundation for Contemporary Art, curato da Chiara Parisi and Nicola Setari (2012).

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exhibitions Wed, 04 May 2016 13:55:22 +0200
<![CDATA[SPETTRO SOUND SYSTEM | Poster]]> https://www.operativa-arte.com/spettro-sound-system-poster/ Locandina per Spettro Sound System. Edizione di 99 copie firmate. Carta opaca da 250g, 60x30cm.

 

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editions Mon, 31 Oct 2016 19:49:06 +0100
<![CDATA[Nevalon Festival | Leonardo Petrucci - Serj]]> https://www.operativa-arte.com/nevalon-festival-leonardo-petrucci-serj/ ]]> special events Wed, 20 Jul 2016 13:55:33 +0200 <![CDATA[PARASITE 2.0 | The domestic promised land: the desert, the net and the bones]]> https://www.operativa-arte.com/parasite-20-the-domestic-promised-land-the-desert-the-net-and-the-bones/ Operativa Arte Contemporanea è lieta di presentare The domestic promised land: the desert, the net and the bones, primo progetto personale dei Parasite 2.0 negli spazi della galleria. Il collettivo milanese, dopo aver vinto il prestigioso premio YAP 2016 e realizzato al MAXXI un’articolatissima installazione ambientale, torna a Roma con una nuovo lavoro che guardando criticamente al concetto di abitazione, ci costringe a ripensare ai processi del vivere contemporaneo. Il progetto guarda a quei momenti in cui l’uomo è stato costretto a modificare le modalità con cui dava forma al suo habitat per la sopravvivenza: recentemente in Ucraina e in Olanda sono stati riscoperti i resti di quelle che hanno definito “Mammoth Bones House”, gruppi di abitazioni di forma circolare costruite con ossa di mammut. I Parasite 2.0 si confrontano con il concetto di “rifugio” nell’era contemporanea: pensare ad una nuova configurazione per questo “manufatto primordiale” è come raccontare ed immaginare una nuova fase di antropizzazione. La casa si trasforma in scenografia, finzione in opposizione alla natura, capace di estraniarci e portarci all’interno di un mondo altro; questa può essere ancora considerata, da un lato, come spazio privato nell’era dell’economia della condivisione e, dall’altro, come l’ultimo spazio criptato esistente? Come l’ultimo rifugio in un deserto ascetico, un luogo in cui disconnettersi dalla società, dove i nostri desideri più profondi possano avverarsi?

I Parasite 2.0 nascono nel 2010 da un’idea di Stefano Colombo, Eugenio Cosentino e Luca Marullo. La loro ricerca si focalizza sullo studio dell’habitat umano, analizzato con un metodo lontano da pratiche convenzionali, ottenendo un vero e proprio ibrido tra architettura, arte, design e scienze sociali. Sono i vincitori dello YAP MAXXI 2016. Tra le varie esposizioni: Atelier Clerici Milano (2016), Aformal Academy UABB Shenzhen (2016), Biennale di Venezia (2012 e 2014), Anuala Timiso¬reana de Arhitectura (2014). Di recente hanno pubblicato per plug-in books Primitive Future Office.

 

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exhibitions Thu, 22 Sep 2016 17:31:50 +0200
<![CDATA[Artissima 2016 | Emiliano Maggi, Spettro Sound System]]> https://www.operativa-arte.com/artissima-2016-emiliano-maggi-spettro-sound-system/ Spettro Sound System è l’installazione di Emiliano Maggi appositamente concepita per lo stand di Operativa ad Artissima 2016.

L’inedito progetto è frutto degli ultimi due anni di ricerca dell’artista sull’interconnessione tra suono, forma e funzione (numerose le installazioni sonore come le recenti La Scrittura degli Echi, MAXXI 2015 e Levitate!, Museum Quartier, Vienna 2015) e sulla trasfigurazione di strumenti ed effetti musicali attraverso l’uso di stranianti sculture in ceramica che ne reinventano l’aspetto e la percezione.

Sei sculture in ceramica smaltata campeggeranno nello spazio racchiudendo nel loro involucro altrettanti microfoni funzionanti. Le sculture/microfono sono quelle che hanno accompagnato l’artista durante gli ultimi anni di performaces e live, gli stessi involucri che hanno imbrigliato e amplificato la sua voce e che ora si presentano come un omogeneo coro scultoreo.

Affianco ad esse tronegeranno nello stand due grandi forme amorfe, sempre in ceramica smaltata contenenti al loro interno degli speaker da 60w. Microfoni e casse, collegate ad un mixer a otto canali, faranno risuonare la voce dell’artista che proverà una serie di esercizi di canto modificandosi via via attraverso effetti distorsivi e ipnotici. Ad essa si aggiungerá il suono ambientale di sottofondo catturato dai microfoni fondendosi in unica polifonia onirica e straniante.

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special events Sat, 22 Oct 2016 20:31:07 +0200
<![CDATA[LITTLE PLANET PAVILION | Curated by Zoe De Luca]]> https://www.operativa-arte.com/little-planet-pavilion-curated-by-zoe-de-luca/ LITTLE PLANET PAVILION A cura di Zoe De Luca

All'interno della mostra personale di Parasite 2.0

Opere di Giovanni Delvecchio & Andrea Magnani, Joe Hamilton, Ugo La Pietra, Nicolás Lamas, Gino Marotta, Brenna Murphy, Rick Silva, Anna Solal, Ettore Sottsass, Superstudio. Contributo testuale di Riccardo Benassi.

Little Planet Pavilion prende il suo nome da ‪Musica da un piccolo pianeta, un documentario BBC datato 1983 e dedicato alla storia della selezione musicale incisa sul Golden Record che nel 1977 venne lanciato nello spazio a bordo della sonda Voyager, come testimonianza antropologica della vita sulla terra destinata a forme di vita extraterrestri o ‬a ‪generazioni futur‬e.

Sulla scia di questa suggestione, la collettiva disseminata tra i due blue screen creati da Parasite 2.0 per The domestic promised land: the desert, the net and the bones, prima personale del collettivo, si presenta come una time capsule esplosa, quinta per riflessioni sulla storia della natura e della specie umana, e la ricerca di un dialogo tra le due in ogni futuribile alternativa.

Si tratta di opere frutto di diverse generazioni, allineate da analoghi interrogativi; la pratica di giovani artisti internazionali funge qui da anello di congiunzione tra le sperimentazioni avanguardistiche di artisti e designer radicali, le cui opere provengono dalla collezione privata di Carlo Pratis, e la ricerca contemporanea di Parasite 2.0.

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exhibitions Tue, 29 Nov 2016 15:37:53 +0100
<![CDATA[NOTTURNO SMARRITO BLANKETS | Matteo Nasini]]> https://www.operativa-arte.com/notturno-smarrito-blankets-matteo-nasini/ Stampa su tessuto sintetico nautico e trapunta in cotone. 200x150cm. Realizzata in due disegni, edizione di 5 esemplari per disegno.

Concepite espressamente da Matteo Nasini per lo sleep concert di nove ore alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma,  in occasione della mostra Sensibile Comune curata da Ilaria Bussoni, Nicolas Martino e Cesare Pietroiusti, le coperte sono destinate ad accompagnare l'ascoltatore come plaid con cui avvolgersi o su cui semplicemente sdraiarsi.

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editions Fri, 13 Jan 2017 17:17:41 +0100
<![CDATA[MORTADELLA | Karoline Dausien, Joakim Martinussen and Thea Moeller]]> https://www.operativa-arte.com/mortadella-karoline-dausien-joakim-martinussen-and-thea-moeller/ La mortadella è un prodotto composto da carni scelte di puro suino, tritate in tre passaggi diversi e alle quali sono aggiunti cubetti di grasso, per addolcirne il sapore, e spezie per conferire un aroma e un gusto unico. Diversi tipi di carne, quindi, sono messi assieme e formano un risultato unico, omogeneo, compatto.

Questo è lo spunto che origina questa mostra, “Mortadella”, nata da una collaborazione tra Vin Vin, Vienna e Operativa Arte Contemporanea, Roma. Il progetto presenta tre artisti attivi a Vienna: Karoline Dausien (Brema, 1986), Joakim Martinussen (Trømso, Norvegia, 1984), Thea Moeller (Hannover, 1985). L’opera di Dausien, realizzata con pellami, materiali plastici, spugne, presenta spesso dei disegni, dei motivi, che assumono forma tridimensionale, diventando oggetti con una dignità puramente scultorea. Essi, in sintesi, sono disegni che diventano oggetti. Potremmo definire l’artista una “artista di non-ricerca”, considerata la modalità accidentale, casuale, con la quale i temi, gli oggetti e i soggetti confluiscono nel suo lavoro, e sta all’osservatore rintracciare in quei motivi una funziona narrativa, un preciso messaggio, o semplicemente un’attitudine umoristica, “non-sense”. L’uso della tecnica del cucito deriva da una sorta di conscia resistenza a coloro che etichettano, proprio quella tecnica, come un’attività esclusivamente femminile o persino materna; questa scelta, come il rifiuto di un’estetica eccessiva e ridondante o la necessità di combattere in ogni istante qualsiasi idea di univocità e assolutezza, fanno di Dausien un’artista in lotta. Dai volti buffi di Dausien alle scene surreali rappresentate in alcune opere, dagli omini di Martinussen incisi sulle macchine da caffè all’uso stesso di esse, le pratiche di Dausien e Martinussen sono accomunate da un preciso e conscio senso dell’humour, mai fine a se stesso.

Joakim Martinussen ha usato, per questo progetto, corpi di macchine da caffè, fondendo la loro precisione e nettezza con interventi manuali e gesti volutamente meno netti; è ciò che potremmo definire un’estetica industriale “home made”. Proprio sulla tensione tra disciplina e pigrizia, tra produttività e inattività, tra un’estetica “macho” ed una certa eccentricità, è fondata parte della pratica di Martinussen. L’uso delle macchine è un esempio pratico della tensione sopra accennata: il caffè come elemento legato sia all’idea di produttività che di relax. Tramite la sovrapposizione di temi, gesti, parole, slogan, Martinussen esplora la possibilità di modificare/cancellare i significati originari. Anche nell’opera di Thea Moeller troviamo un interesse verso materiali industriali e di post-consumo ma con una diversa declinazione, più cruda in un certo senso: cemento, fogli di catrame usati per le tettoie, bitume, gomme, schiume, spesso materiali di risulta, sono usati nel loro stato originario, e partendo da esso, l’artista esplora le caratteristiche che accomunano i materiali e le derivanti possibilità associative. Come in Martinussen, anche in Moeller si individua una tensione/equilibrio (o disequilibrio?), e nonostante la sua sostanziale compiutezza, l’opera tende ad apparire come uno schizzo improvvisato, un’idea, un modello per la realizzazione di un gesto successivo e finale. Le strutture di Moeller appaiono come ritagli, pezzi di mobili o di architetture, case, piscine, tettoie, tavoli, mensole, cantieri: l’artista riduce, annulla la funzione degli oggetti, che quindi assumono una vena astratta e quintessenziale. La collocazione dello stesso oggetto da un contesto ad un altro, attribuisce ad esso nuova vita ed esso quindi diventa un nuovo oggetto: lo spazio è elemento vivo e determinante nella pratica di Moeller. Mortadella è quindi pratica scultorea, attitudine critico-umoristica, estetica industriale, un gesto volutamente crudo, tensione tra elementi apparentemente opposti, e, soprattutto, il rifiuto netto di una visione univoca e assoluta.

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exhibitions Fri, 24 Feb 2017 16:45:38 +0100
<![CDATA[LA MOSTRA BIANCA | Rodolfo Aricò, Robert Barry, Ulrich Erben, Gianni Garrera, Emiliano Maggi, Vincenzo Schillaci, Ettore Sottsass Jr., Anna Torelli.]]> https://www.operativa-arte.com/la-mostra-bianca-rodolfo-arico-robert-barry-ulrich-erben-gianni-garrera-emiliano-maggi-vincenzo-schillaci-ettore-sottsass-jr-anna-torelli/ La Mostra Bianca non è altro che un impossibile dialogo tra otto opere bianche che mi hanno incrociato il cammino. Otto opere di bianco su bianco, di falso bianco, di monocromo bianco, di semplice idea del bianco. Piú che un dialogo una stratificazione temporale, un incrocio fortuito, un fatto di affezione, un desiderio di mostrarle a tutti i costi. Nulla di piú.

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exhibitions Fri, 07 Apr 2017 10:09:55 +0200
<![CDATA[ALESSANDRO DANDINI DE SYLVA | Vuoti e Bruciature]]> https://www.operativa-arte.com/alessandro-dandini-de-sylva-vuoti-e-bruciature/ Operativa Arte Contemporanea è orgogliosa di presentare Vuoti e Bruciature, seconda mostra personale di Alessandro Dandini de Sylva negli spazi della galleria. Nata con il preciso intento curatoriale di rileggere diversi lavori realizzati tra il 2008 e il 2017, la mostra si configura come un archivio di possibili rappresentazioni del vuoto in fotografia. Se la percezione del vuoto in un’immagine è solitamente data da una zona d’ombra o da una mancanza di luce – entrambe traducibili in assenza d’informazioni – qui l’artista sperimenta il vuoto fotografico in maniera inconsueta, ragionando sulle possibili declinazioni del bianco e del nero in un continuo gioco di rimandi per cui elementi opposti come il vuoto e il pieno, la luce e l’ombra, costantemente si scambiano di ruolo.

L’artista interviene bruciando fisicamente e fotograficamente le sue immagini, esponendo i negativi a un eccesso di luce e informazioni che durante il processo di sviluppo annullano o accentuano la loro stessa natura. Vuoti e Bruciature assume quindi un carattere dichiaratamente antinarrativo e si configura come un catalogo non finito, una raccolta d’immagini apparentemente antitetiche come possibili declinazioni di uno stesso tema. Gli scatti, realizzati in tempi e linguaggi diversi, sono riletti e pensati insieme per restituire una logica delle immagini trasversale e aperta. Il dialogo tra paesaggi reali e astratti e tra stampe di grande formato e piccole istantanee, da sempre una costante nella sua pratica, aumenta il ventaglio di possibilità nella sperimentazione di questi opposti. La mostra presenta anche un’altra costante nella pratica dell’artista, il quale, in un tentativo ricorrente di svelare l’illusione fotografica, realizza in studio dei dispositivi per indagare e mettere a fuoco la percezione visiva e il potenziale espressivo del tema. Per la prima volta il dispositivo entra nello spazio espositivo: una sottile lastra di marmo bianco con un vuoto di luce è quindi l’installazione inserita nello spazio per azzerare la mediazione con il pubblico, instaurando un dialogo serrato con le immagini a parete e fornendo allo spettatore le coordinate per entrare nella logica del processo. Il lavoro di Alessandro Dandini de Sylva non costringe a conclusioni, ma piuttosto apre a nuove riflessioni sulla natura della fotografia. Indagare l’ambiguità alla base di ogni immagine fotografica è la spinta più profonda che muove la sua ricerca artistica. Sia negli scatti frutto di una paziente organizzazione scenografica dello spazio che nelle manipolazioni di Polaroid, l’indagine del paesaggio si rivela un mezzo costantemente finalizzato a forzare, rompere e capovolgere l’eterna questione del rapporto tra fotografia, realtà e rappresentazione.

Alessandro Dandini de Sylva (Roma, 1981) è fotografo e curatore. I suoi lavori sono stati esposti in istituzioni pubbliche e private, tra cui la Flowers Gallery di Londra, la Humble Arts Foundation di New York, il Bund 33 Art Center di Shanghai e l’Istituto Italiano di Cultura di Parigi. È stato recentemente premiato con il Premio Shanghai, un programma di residenze per artisti emergenti italiani e cinesi, e con Les Promesses de l’Art, un programma di residenze per artisti italiani a Parigi, e selezionato come finalista per il Talent Prize e per il Premio Francesco Fabbri per le Arti Contemporanee. Il suo primo libro d’artista, Paesaggi, è stato presentato nelle principali fiere dell’editoria d’arte contemporanea come Off Print a Parigi e Londra, I Never Read a Basilea e Unseen ad Amsterdam. Dal 2011 è curatore di FOTOGRAFIA Festival Internazionale di Roma al MACRO Museo d’Arte Contemporanea di Roma. Tra il 2013 e il 2014 è stato curatore alla Fondazione Pastificio Cerere di Roma e alla Fondazione Ermanno Casoli di Fabriano. Dal 2016 è direttore della Fondazione Malaspina di Ascoli Piceno.

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exhibitions Thu, 01 Jun 2017 10:50:57 +0200
<![CDATA[TERRAFORMA PLAYGROUND | Parasite 2.0 - Agreements To Zinedine]]> https://www.operativa-arte.com/terraforma-playground-parasite-20---------agreements-to-zinedine/ Terraforma Playground è un luogo subordinato all’interazione, tendenzialmente alle attività che esso può supportare. Sedersi sul Terraforma Playground significa, ad esempio, lasciarsi importunare da forme morbide, vulnerabili e capaci di rimuginare i gesti subiti. Terraforma Playground è la somma dei colori che un parco in prima estate può donare, ma pensati come forme da modellare. Terraforma Playground può essere un’architettura e anche più, dove i bambini si danno appuntamento tutti i giorni chiedendole: sei un nemico o un animale? Terraforma Playground è pensato per un gioco non regolamentato, libero

Il progetto si ricollega alla tradizione degli Adventure Playground del dopoguerra, visti come strumento pedagogico di interazione, in cui l’utente bambino, di tutte l’età, sperimenta collettivamente nuove modalità di pensare l’interazione tra i soggetti e il loro habitat. Il playground immaginato per Terraforma mette insieme le esperienze di Agreements To Zinedine - ATZ con Plllla Plllla (maybe plants platform) e di Parasite 2.0 con Vita nei Boschi e YAP MAXXI 2016, ibridando differenti materiali, esperienze e approcci. Una serie di elementi che richiamano forme naturali e elementi biologici, utilizzando materiali artificiali ottenuti da processi di riciclo di materie plastiche, riflettendo una natura ormai completamente artificiale attraverso forti contrasti. L’installazione si confronta con l’idea del “Festival Sostenibile” sovvertendo il concetto di sostenibilità nell’era dell’Anthropocene. Terraforma Playground diventa quindi uno strumento pedagogico non solo per sperimentare modalità non gerarchiche di dare forma all’habitat umano, ma anche uno strumento per confrontarsi con l’era del definitivo impatto umano sul pianeta e della perdita del limite tra natura e artificio. In che modo possiamo immaginare piattaforme e strumenti pedagogici per ripensare il nostro modo di confrontarci con il pianeta e la sua antropizzazione?

Terraforma Playground è una struttura realizzata da Agreements To Zinedine – ATZ e Parasite 2.0 con il supporto di Operativa Arte Contemporanea, posizionandosi nello spazio di Villa Arconati come una morfologia astratta dalle molteplici possibilità.

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special events Mon, 17 Jul 2017 17:06:45 +0200
<![CDATA[GIOVANNI COPELLI | Amanti]]> https://www.operativa-arte.com/giovanni-copelli-amanti/ Operativa Arte Contemporanea è orgogliosa di presentare Amanti, prima mostra personale di Giovanni Copelli negli spazi della galleria. Dopo L'Amore Vince Tutto, Eros Capitolino e Per Sempre, l’artista continua la sua esplorazione del tema dell'amore con Amanti, progetto con cui affronta e approfondisce la relazione tra gli amanti mitologico-leggendari Marte e Venere. Copelli si confronta con la tradizione filosofica neoplatonica rinascimentale, che identificava nell'unione tra le due divinità romane il potere dell'amore di risolvere le forze antagoniste in un circolo bilanciato e armonico, e trasforma lo spazio di Operativa nell'ala di un museo immaginario. Una ipnotica installazione fatta di pitture murali, maschere, frammenti di sculture e armature, che nel loro insieme raccontano un mondo perduto abitato da personaggi allegorici, introduce lo spettatore in un racconto e un’atmosfera fuori dal tempo, dove poter entrare e immergersi, e stabilire liberamente le proprie connessioni.

Giovanni Copelli (Reggio Emilia, 1989) crea dipinti e sculture partendo da un complesso vocabolario di “immagini affascinanti” dalle provenienze più diverse, nel tentativo di mappare i percorsi che le collegano e che ne stabiliscono i significati. Nelle sue opere sono riconoscibili temi e personaggi derivanti dal mito e dall’archeologia, dalla tradizione artistica e dalla cultura popolare. Attualmente vive e lavora a Reggio Emilia. Ha conseguito un master in Teoria dell'Arte Contemporanea alla Goldsmiths University di Londra nel 2015. Ha collaborato a progetti curatoriali e collettivi tra cui Viva l'Italia, Museo Archeologico, Bologna (2017). Nel 2011 è tra i fondatori dello spazio indipendente INTERNO4 a Bologna e nel 2015 dell'organizzazione Preliminary Group. Tra le mostre personali più recenti: Per Sempre, Edicola Radetzky, a cura di Simona Squadrito Milano (2017), L'Amore Vince Tutto, Dimora Artica,  a cura di Simona Squadrito, Milano (2016) e Eros Capitolino, Una Vetrina, Roma (2016).

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exhibitions Tue, 12 Sep 2017 20:29:31 +0200
<![CDATA[MATTEO NASINI | Il Giardino Perduto]]> https://www.operativa-arte.com/matteo-nasini-il-giardino-perduto/ Operativa Arte Contemporanea è orgogliosa di presentare Il Giardino Perduto, nuova mostra personale di Matteo Nasini negli spazi della galleria.
 Il Giardino Perduto è una riflessione aperta sull’idea di paesaggio. La mostra coinvolge tutti gli spazi della galleria, creando un ambiente saturo della delicata sensibilità dell’artista, dove lo spettatore è invitato ad entrare e costruire un proprio percorso percettivo e contemplativo. Una serie di grandi colonne (Il Giardino Perduto, 2017), con un’anima di legno e ferro rivestite interamente di lana, si ergono nello spazio creando un’architettura minimale e un paesaggio astratto, a metà tra l’artificiale e il naturale. Se le sale principali della galleria hanno una forte connotazione architettonica, nel piano inferiore Nasini arriva ad una declinazione più intima e mentale della sua idea di paesaggio, in cui la dimensione inconscia assume un valore fondamentale. Una installazione sonora pervade l’ambiente, offrendo allo spettatore la possibilità di abbandonarsi a un ascolto immersivo di suoni nati traducendo l’attività elettrica di un cervello addormentato in composizioni musicali automatiche e involontarie. All’interno di questo paesaggio sonoro, i Dream Portrait (sculture in porcellana realizzate dalla trasformazione delle stesse onde cerebrali in solidi tridimensionali) diventano come casse di risonanza che contribuiscono ad amplificare e potenziare la musica e questa immersione nella sfera del mondo onirico.
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 La ricerca artistica di Matteo Nasini (Roma, 1976) parte dallo studio del suono, per concretizzarsi in forme fisiche che analizzano in profondità e osservano la superficie della materia sonora e di quella plastica. Da questo ne deriva una pratica che si manifesta metodologicamente con installazioni sonore, performance, lavori audiovisivi e opere scultoree. I suoi lavori più recenti sono stati esposti presso: Clima Gallery, Marsèlleria, Fluxia, Fonderia Battaglia (Milano); MAXXI, Macro, Nomas Foundation, Operativa, La Galleria Nazionale, Fondazione Pastificio Cerere (Roma); Villa Croce (Genova); Villa Romana (Firenze); Palazzo Fortuny (Venezia); Art O Rama, Damien Leclere (Marsiglia); EDF Foundation (Parigi); Espace Le Carré, Palais Beaux-Arts (Lille); La Panacée (Montpellier); IIC, Hammer Museum (Los Angeles); Marsélleria (New York) e Rawing (Londra).
 
 

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exhibitions Thu, 30 Nov 2017 20:18:14 +0100
<![CDATA[CLEO FARISELLI | Dy Yiayi]]> https://www.operativa-arte.com/cleo-fariselli-dy-yiayi/ Operativa é orgogliosa di presentare Dy Yiayi, prima mostra personale di Cleo Fariselli negli spazi della galleria. Dy Yiayi è la misteriosa iscrizione sul campanello dello studio abitato dall’artista durante i mesi di creazione della mostra. 
 Nella lettura reiterata della frequentazione quotidiana, la scritta diviene un suono ipnotico, familiare e al tempo stesso arcano, un mantra e una password per accedere al particolare spazio-tempo delle opere. 
 La galleria viene trasformata da Cleo Fariselli in un ideale prosieguo e trasposizione di queste stanze private. Velata da un filtro dai toni rosati, l’ingresso vetrato della galleria si tramuta in un’ideale grande palpebra socchiusa. All’interno, alcuni iconici elementi d’arredo contribuiscono alla creazione di un ambiguo senso di straniante domesticità. Tale sensazione è ulteriormente alimentata da un canto femminile durante un bagno proveniente dal piano interrato a cui è impossibile accedere; sognante ed auto-riferita, l’installazione sonora è ispirata alla figura mitica di Melusina. Nella prima sala troviamo la serie di sculture Senza titolo, realizzate in ceramica con la tecnica del raku giapponese. L’apparente spontaneità delle forme, ispirate a concrezioni naturali di conchiglie e rocce laviche, si accresce quando, ad uno sguardo più approfondito, si scopre che le parti cave delle opere riproducono i volumi di porzioni del corpo dell’artista. Concepite come dei dispositivi di visione, le sculture invitano ad essere esplorate con lo sguardo come fossero ambienti. Nella seconda sala troviamo la tenda/scultura Cleo trattenuta a terra da tre teste addormentate, realizzate con l’antica tecnica della scagliola carpigiana. Tratte da un calco del volto dell’artista all’età di 17 anni, le sculture sono la traccia di un tempo lontano, simbolo e cristallizzazione di un momento chiave della sua vita. Pur nascendo da due tecniche che affondano la loro tradizione nel XVI secolo, raku e scagliola sono usate da Cleo Fariselli in modo libero da ogni retorica, strumentali all’esplorazione di un immaginario personale e contemporaneo. Chiude la mostra Edda: scultura/installazione in 4 parti che ritrae una misteriosa creatura acquatica che pare emergere dal pavimento, rendendolo idealmente liquido. Come fosse la punta di un iceberg, l’opera riverbera oltre i suoi confini visibili creando l’impressione di un prosieguo indefinitamente esteso nel sottosuolo. All’ingresso della mostra un testo, scritto dall’artista, guida il visitatore in una visita preferibilmente solitaria.

Cleo Fariselli (Cesenatico, 1982) vive e lavora a Milano e Torino. 
 Nata in una famiglia di musicisti, intraprende studi di teatro per poi laurearsi, nel 2007, all’Accademia di Belle Arti di Brera. Completa la sua istruzione con workshop tenuti da Jimmie Durham (Fondazione Ratti, Como), Rirkrit Tiravanija (Domus Academy, Venezia) Liliana Moro e the Otolith group (Fondazione Spinola Banna, Torino. È artista in residenza alla Dena Foundation a Parigi (2009) e a BAR project a Barcellona (2013). È finalista dei premi Museion Prize 1, Museion, Bolzano; Women to Watch, NMWA, Washington; 5x5 Castellò Award, EACC, Castellò; Ariane De Rothschild Prize, Palazzo Reale, Milano. 
 Le recenti mostre personali includono Calipso, Clima gallery, Milano; Serpenti nelle grondaie, GAFF, Milano; U., Fonderia Artistica Battaglia, Milano; Samus Viridis X-9, Espacio Sant Pere, Barcellona. Tra le recenti mostre collettive: Intuition, Palazzo Fortuny, Venezia, TU35 Expanded, Museo Pecci, Prato; Forever never comes, Museo Archeologico e d'Arte della Maremma, Grosseto; Estate, Marianne Boesky Gallery, New York; The Prague Biennale 5, Praga.

Dy Yiayi 


9 marzo - 30 aprile 2018

Inaugurazione venerdì 9 marzo ore 19

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exhibitions Mon, 12 Mar 2018 11:20:26 +0100
<![CDATA[CLEO FARISELLI | Sunsubiro]]> https://www.operativa-arte.com/cleo-fariselli-sunsubiro/ SUNSUBIRO significa "tramonto" in Esperanto.

SUNSUBIRO verrà servito per una notte e basta.

SUNSUBIRO è una pozione magica, una misteriosa bevanda concepita da Cleo Fariselli per celebare il finissage di Dy Yiayi, la sua incredibile mostra personale da Operativa.

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exhibitions Mon, 16 Apr 2018 10:30:47 +0200
<![CDATA[EMILIANO MAGGI | Fools Fantasee]]> https://www.operativa-arte.com/emiliano-maggi-fools-fantasee/ Operativa Arte Contemporanea è lieta di presentare Fools Fantasee, secondo progetto personale di Emiliano Maggi concepito espressamente per gli spazi della galleria di via del Consolato.

 

L’intera galleria verrà trasformata in un assurda giostra dove lo spettatore vedrà la propria immagine persa e poi trasfiguarata in una serie di specchi acidati e arrichiti da elementi scultorei in ceramica realizzati dall’artista. Al centro della sala principale un grande girello bianco sarà lo strumento attraverso il quale, in un vortice irrefrenabile, si potranno perdere i sensi in questo gioco di riflessi cangianti e visioni distorte. Nella seconda sala della galleria invece una serie di sculture a mezzobusto in ceramica a lustro rappresenteranno onirici personaggi trasfigurati appunto da questo folle carosello di riflessi e immagini fiabesche. E’ proprio l’idea di trasfigurazione del corpo e dell’identità il perno a cui ruota l’intera mostra, trasfigurazione attuata dalle sculture-specchio che si appropriano delle immagine dello spettatore per poi restituirla modificata e stravolta in forme surreali e fantastiche.

 

Emiliano Maggi (Roma 1977) vive e lavora a Roma. La sua sfaccettata ricerca ha sempre saputo coniugare scenari psichedelici a simbolismo mitologico, ritualità e iconografia rurale fatta di fiaba e sogno a ipnotiche ambientazioni da horror nostrano anni ‘70. Il tutto raccontato con una poliedrica produzione che spazia dalla performance alla produzione di gioielli, dall’acclamatissimo progetto musicale Estasy a lavori fotografici e pittorici.


Emililiano Maggi, FOOLS FANTASEE Opening giovedì 24 Maggio, ore 19.00
Dal 25 Maggio al 15 Luglio 2018

 

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exhibitions Tue, 08 May 2018 19:26:01 +0200
<![CDATA[EDOARDO DIONEA CICCONI | Monolith / catching spaces]]> https://www.operativa-arte.com/edoardo-dionea-cicconi-monolith--catching-spaces/ MONOLITH / catching spaces

Installazione site specific di Edoardo Dionea Cicconi

Special project galleria Operativa Arte Contemporanea

A cura di Alice Zucca

Villa dell’Ombrellino Firenze

19 Maggio 2018

 

 

Da sempre interessato alla percezione della luce, gli elementi nello spazio e le leggi e forze che governano l’universo, Edoardo Dionea Cicconi inscena un rituale multidimensionale volto a cogliere su più livelli l’essenza di uno spazio. L’installazione site specific audio-visiva, special project della galleria Operativa arte Contemporanea sarà ospitata negli ambienti della storica Villa dell’Ombrellino a Firenze.

Aperta in via eccezionale per questa mostra, crocevia di grandi personalità, la villa ospitò anche Galileo Galilei che vi soggiornò tra il 1617 ed il 1631, periodo in cui scrisse il suo "Dialogo sui massimi sistemi” testo che si colloca all'interno di quella che sarà l'imminente rivoluzione scientifica.

 

Un monolite primordiale si staglia all’interno dello spazio, sul quale è posta una misteriosa teca. Si tratta di una matrice, divisa per scomparti in vetro stratificato, all’interno dei quali una composizione di punti metallici rimanda all’ordine di ogni elemento esistente. Nel mondo possiamo avere infinite possibilità di rappresentazione riconducibili alla linea e al punto, la loro forma primordiale, così nel micromondo di Dionea le distanze da punto a punto, legandosi idealmente tra di loro, creano la materia, il mondo. L’universo e gli elementi hanno qui un’armonia declinata a livello geometrico, i punti imitando perimetralmente lo spazio circostante ne riproducono la sembianza. L’opera di Dionea è difatti la rappresentazione di un microcosmo, che non ha vita propria ma è di volta in volta la rappresentazione di un mondo, di uno spazio, le stelle, gli esseri che abitano un cosmo, i pianeti, la natura, le cellule. I punti a seconda dell’angolazione degli sguardi paiono mutare la loro posizione ma esiste un ordine specifico in questo interno che ne regolamenta la struttura, un cambiamento cinetico di percezione è dato dai livelli della teca, una soggettiva dal punto di vista dello spettatore che si accinge a fare esperienza del mondo - come avviene naturalmente - ma l’ordine di fatto rimane invariato.

 

E’ proprio attraverso la geometria che l’artista rimanda a questi archetipi, l’elemento stesso che racchiude i vari motivi, il perimetro e livelli della teca in vetro, sono di forma quadrata, e la composizione è quasi sempre sviluppata in senso circolare. Il Cerchio e il Quadrato rappresentano i due aspetti fondamentali di Dio: l’unità equivale alla manifestazione divina. Il materiale stesso di cui è composta la matrice, il vetro, determina l’effetto d’annullare la distanza tra interno ed esterno, tra lo spazio e la sua riproduzione, unendo simbolicamente la dimensione fisica a quella ideale - materiale inoltre su tutti maggiormente in grado di filtrare la luce, elemento generatore in questo rituale e simbolo della creazione per eccellenza. L’ordine delle cose è dunque rappresentato dalla matrice che catalizzando lo spazio si pone quale simulacro e origine dell’emanazione dello stesso. Dei fasci di luce investono la teca che filtrandoli li distribuisce nell’ambiente seguendone il perimetro. La luce va così ad impattare su tre differenti superfici che la costeggiano, poste fra lo spazio e la matrice. I pannelli, cosparsi di un’emulsione chimica sensibile alla luce catturano l’ombra dell’ambiente circostante restituendo l’impressione dello spazio filtrata dalla matrice.

 

Su queste superfici emulsionate l’artista attua degli interventi successivi. Partendo dall’essenza dello spazio immateriale impressa sul pannello, l’opera finale è implementata con un ulteriore livello che invece rappresenta formalmente lo spazio, Dionea difatti attraverso composizioni fotografiche astratte, attua sui pannelli una stratificazione su livelli sovrapponendo all’impressione dello spazio i dettagli concreti e riconoscibili degli elementi del luogo stesso (pietra, acqua, sabbia, terra ecc).

 

In questo rituale di impressione dello spazio, un’ulteriore dimensione percettiva è data dal suono che accompagna nel suo ciclo tutto il rito. L’artista ha appositamente composto una traccia per l’installazione che sviluppandosi in crescendo si genera da un suono elementare-primordiale cui si sovrappongono gradualmente vibrazioni sempre più intrecciate sino a costruire una melodia complessa che replica, a livello sonoro, la struttura fisica dell’installazione articolata su molteplici livelli. La composizione sonora è mossa da impulsi ed impressioni emozionali con le quali l’artista cerca di riprodurre lo spazio ed il suo esistere all’interno dello stesso, il microcosmo interiore dell’artista come espressione dell’esperienza di uno spazio. Al tempo stesso, l’esperienza, vibrando nello spazio attraverso il suono è assorbita e restituita dallo spazio caricata in qualche modo dell’ “impressione” dello stesso in quanto ogni spazio ha una propria "frequenza di risonanza" cioè una frequenza alla quale vibra spontaneamente con la massima efficienza. La frequenza di risonanza dipende dalle dimensioni, dalla forma e dal tipo di materiale. In ogni stanza alcune frequenze risulteranno attenuate e altre enfatizzate determinando una peculiare "colorazione" del suono cioè una peculiare caratteristica di risposta acustica di quella stanza. La percezione sonora soggettiva è fortemente influenzata dalla stanza in cui ci si trova. Secondo questo principio il riverbero del suono in uno specifico spazio è anch’esso il prodotto dello spazio stesso.

 

 

 

 

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special events Fri, 25 May 2018 16:57:19 +0200
<![CDATA[Va Vuscati u Pane | LA FEBBRE]]> https://www.operativa-arte.com/va-vuscati-u-pane-la-febbre/ Sciarpa in doppia lana, due colori e frange, cm 140x20,  prodotta in edizione limitata di 100 esemplari per La Febbre, mostra collettiva ideata e curata da Vincenzo Schillaci presentata a Palazzo Mazzarino (Palermo) in occasione di Manifesta 12.

Proprio come una classica sciarpa da tifoseria, presenta una doppia faccia ricamata rispettivamente con il titolo della mostra e una frase in siciliano "Va vuscati u pane (Vai a guadagnarti il pane).

Questa, provocatoriamente, vuole essere un monito per gli artisti e gli operatori del mondo dell'arte.

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editions Sun, 03 Jun 2018 14:28:41 +0200
<![CDATA[PARASITE 2.0 | Monolithic Rituals]]> https://www.operativa-arte.com/parasite-20-monolithic-rituals/ In collaborazione con Operativa Arte, Daforma Gallery è orgogliosa di poter presentare nei suoi spazi di via del Cappellari 38 la recente collaborazione tra Dedem, azienda leader nella realizzazione e gestione delle cabine per fototessera, e i Parasite 2.0, giovane e visionario studio di architetti vincitori del premio YAP del Maxxi e di recente parte della Biennale di Architettura del Cile.

Dalla sinergia tra le due realtà nasce un progetto di trasfigurazione del tradizionale e ormai iconico photo booth in una nuova e rinnovata identità capace però allo stesso tempo di lasciar scorgere in maniera surreale le sue forme originali. I Parasite 2.0 hanno progettato una sinuosa crisalide in metacrilato fumè in grado di ripensare le forme e la presenza del macchinario, proiettandolo in un immaginario assolutamente contemporaneo, riuscendo però a mantenere in se stesso l’essenza di quello che è stato il suo iconico aspetto che viene fatto trasparire dalle nuove forme semitrasparenti.

La nuova veste vuole trasformare la macchina in un oggetto totemico di culto, proveniente da un’era non ben precisata e da immaginari futuristici ma allo stesso tempo ancestrali. Il prototipo, viene presentato in anteprima assoluta per questa occasione che vuole celebrare il lancio di ImpressMe, una rivoluzionaria app che consentirà di stampare tutte le foto su tablet e telefonini in qualsiasi cabina per fototessera, un modo per tornare a rendere fisico l’immateriale delle centinaia di foto che scattiamo sugli smartphone. Questo sarà il primo passo verso una nuova generazione di photo booths che potranno trovare collocazione in musei, festival di musica e arte contemporanea fino ad arrivare poi nel tessuto urbano tradizionale.

Parasite 2.0 è un collettivo fondato nel 2010 a Milano dagli architetti Stefano Colombo, Eugenio Cosentino e Luca Marullo. Nel 2016 vince il premio YAP indetto dal Museo Maxxi di Roma . Le loro opere e i loro progetti sono stati esposti alla XX Biennale di Architettura in Cile (2017), alla Biennale di Shenzhen in Cina (2015) e alla Biennale di Venezia (2012 e 2014). Tra le innumerevoli pubblicazioni sulla  teoria dell’architettura moderna spicca il libro “Primitive Future Office”. Insegnano alla Nuova Accademia di Belle Arti NABA di Milano e al MADE Program-Accademia di Belle Arti R. Gagliardi in Siracusa. Molte le loro collaborazioni con brand e aziende nazionali e internazionali come Missoni, Pantone, Corraini Edizioni e Casa Jasmina.

Dedem è da 55 anni l’azienda che produce e gestisce le cabine per fototessera di tutta Italia. Correva l’autunno 1962 quando Dan David, fondatore dell’azienda, installò la prima cabina a Roma, dentro la Galleria Alberto Sordi. Era non solo la prima ‘macchinetta’ per fototessere, ma la prima macchina automatica in assoluto e nelle prime settimane le si formavano davanti file di decine e decine di metri di persone, ipnotizzate dalla novità. È nata così la madre di tutti i selfie, che ancora fa compagnia agli italiani ed è entrata a buon diritto a far parte della nostra geografia urbana. Con 10 milioni di foto scattate l’anno, Dedem dal ‘62 fotografa le facce degli italiani, immortalandone anche i mutamenti e le evoluzioni sociali.

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special events Fri, 25 May 2018 17:25:52 +0200
<![CDATA[The H.P. Collection | curated by Carlo Pratis and Michela de Mattei]]> https://www.operativa-arte.com/the-hp-collection-curated-by-carlo-pratis-and-michela-de-mattei/ THE H.P. COLLECTION 
 A cura di Carlo Pratis e Michela de Mattei

Inaugurazione venerdì 14 settembre, ore 19.00

Operativa Arte Contemporanea è lieta di presentare
 The H.P. Collection, una surreale collezione immaginata appartenere ad un importante capostipite della letteratura horror internazionale, considerato da molti uno dei precursori della fantascienza: Howard Phillips Lovecraft. Una selezione di opere che attraversa un intero secolo, da maestri come Duilio Cambellotti, Sergio Ragalzi e Fabrizio Clerici, fino ad arrivare a lavori di giovani artisti contemporanei, di cui alcuni realizzati per l’occasione. 
 L’intera galleria si trasformerà in un assurdo salotto pervaso dalle atmosfere oniriche e inquietanti dell’immaginario dello scrittore: paesaggi grotteschi, orrori cosmici provenienti da mondi lontani, oltre a creature ancestrali che giacciono negli abissi.

Artisti in mostra: 
 Joanne Burke, Ennio Calabria, Duilio Cambellotti, Giuseppe Capitano, Fabrizio Clerici, Giovanni Copelli, Michela de Mattei, Emanuele de Raymondi, Cleo Fariselli, Giuseppe Gallo, Luca Grimaldi, Andrea Grotto, Innerraum, Emiliano Maggi, Marta Mancini, Salvatore Meli, Matteo Nasini, Valerio Nicolai, Sergio Ragalzi, Patrick Savile, Vincenzo Simone.

THE H.P. COLLECTION  A cura di Carlo Pratis e Michela de Mattei
Opening Venerdì 14 settembre, ore 19.00 
Dal 15 Settembre al 15 Novembre 2018
Apertura dal Mercoledì al Sabato, 16.30 – 19.30 o su appuntamento
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exhibitions Tue, 09 Oct 2018 10:43:49 +0200
<![CDATA[ETERNO FEMMININO | Emiliano Maggi - Gaetano Pesce]]> https://www.operativa-arte.com/eterno-femminino-emiliano-maggi-gaetano-pesce/ Marco Cappello Vintage e Design è lieto di presentare Eterno Femminino, dialogo tra gli specchiscultura del giovane artista romano Emiliano Maggi e un iconico pezzo unico dello storico designer Gaetano Pesce, fin dagli esordi uno dei maggiori esponenti del design radicale. Nell’inedito spazio di via di Santa Chiara troneggera’ la monolitica poltronascultura “femminino” di Gaetano Pesce, circondata da una serie di specchi acidati e adornati da sculture in ceramica frutto della recentissima produzione di Emiliano Maggi. La grande presenza totemica porta con sè gli aspetti più profondi e arcaici dell’identità femminile, uno dei temi predominanti nel linguaggio visivo dello storico designer.  Questa figura femminile si vedrà persa e poi trasfiguarata nel turbinio di riflessi di una serie di specchi acidati e arrichiti da elementi scultorei in ceramica realizzati dall’artista romano, mettendo così in scena un dialogo incentrato appunto sull’idea di trasfigurazione corpo e dell’identità.

Emililiano Maggi - Gaetano Pesce 
ETERNO FEMMININO
 
Marco Cappello Vintage e Design, 
Via di Santa Chiara 15, Torino. 
 
Preview mercoledì 31 Ottobre, ore 18.30 - 21
Brunch Domenica 4 Novembre ore 11,30-14

 

 

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special events Sun, 11 Nov 2018 19:31:28 +0100
<![CDATA[THE DISPLAY PROJECT | Artissima 2018]]> https://www.operativa-arte.com/the-display-project-artissima-2018/ For Artissima 2018, Operativa Arte Contemporanea is pleased to present a project focused on the concept and the application of the DISPLAY, its role and its temporal continuity development in the contemporary art scene.

The display, in this case meant as an expedient tool employed in order to exhibit and to explain a content, will be the very core of the booth project, completely conceived by Parasite 2.0 (architects studio based in Milan) in collaboration with Alessandro Dandini De Sylva (artist and curator based in Rome), both represented by Operativa.

The idea came out following Parasite 2.0's residency at Travertino Pacifici in Tivoli (RM), where they had access to the company's historical Roman Travertine caves to realize their own idea of display in support of the contemporary artworks. Starting from the 60's and 70's research of the applied design on permanent museum exhibition solutions - such as Carlo Scarpa's restructuring plan interventions as Castelvecchio in Verona or Palazzo Abatellis in Palermo - the project aims to open up a dialogue between the display devices/pieces in Travertine marble especially made on the occasion of the residency, and the most recent works by Cleo Fariselli (Cesenatico, 1982), Emiliano Maggi(Roma, 1977) and Vincenzo Schillaci (Palermo, 1984).

The display elements (bases, plinths, shelfs, brackets, plan surfaces) will be indeed created to be functional for the artists' work exhibition, either sculptures and paintings, in a measured interaction of forays and crossed references.

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special events Sat, 10 Nov 2018 14:21:33 +0100
<![CDATA[VINCENZO SCHILLACI | MikE]]> https://www.operativa-arte.com/vincenzo-schillaci-mike/ Operativa Arte Contemporanea è lieta di presentare MikE, seconda mostra personale di Vincenzo Schillaci negli spazi della galleria. Nella realizzazione del progetto, l'artista è rimasto affascinato da una curiosa vicenda avvenuta a metà degli anni '40 in una piccola cittadina del Colorado: Mike, un galletto di varietà Wyandotte, sarebbe vissuto 18 mesi senza la testa dopo che il suo proprietario, nel tentativo di ucciderlo, decise di tagliarla con un colpo d’accetta. Incredibilmente il gallo sopravvisse, nutrito dallo stesso proprietario con latte allungato tramite un contagocce. Per Vincenzo Schillaci Mike diventa così il pretesto per indicare una certa rigidità nell’agire dell’individuo del nostro tempo, il quale, a causa della mancanza di punti di riferimento, si trova a reagire agli stimoli sempre allo stesso modo, “d’istinto”, proprio come Mike senza testa. Schillaci decide di partire proprio dalla “testa”, conferendovi una valenza simbolica nonché di modulo in cui far confluire queste riflessioni attraverso una matrice paradigmatica. Prendendo spunto dal Canone di Policleto, crea una serie di dipinti alla ricerca di un rapporto compositivo ideale nel quale ogni opera possa affermare il proprio carattere. Assegnando un valore basato sul contenuto a ciò che potrebbe essere scambiato come pratica puramente formale, l'artista mostra in questo modo come anche dalle forme più basilari possano essere estratte connessioni e chiavi di lettura del complesso mondo contemporaneo. Le idee e i gesti che hanno generato ogni dipinto sembrano spesso smarrite, occultate sotto stesure di stucco, strato dopo strato, lasciando emergere una composizione che frammenta in alcuni punti la superficie attraverso una pennellata o un altro gesto discreto. Questi sconvolgimenti riescono ad accrescere il mistero del dipinto, di una superficie altrimenti incontaminata. Allo stesso tempo fanno sorgere domande sulla sua costruzione, oltre che sulla natura del suo status di oggetto nel mondo, in un rapporto continuo tra passato e futuro.
 
 
Vincenzo Schillaci (Palermo, 1984) vive e lavora tra Roma e Palermo. Tra le recenti mostre personali: Figures (?), In Berlin project, Berlino, 2018; Figures (?), Francesco Pantaleone Arte Contemporanea, Milano, 2018; Dove Nessuno Va, Operativa Arte Contemporanea, Roma, 2016; La Vita Rapita, Komplot, Bruxelles, 2014; Ente da fare, Cripta 747 at Basement Franco Noero, Torino, 2013. Tra le mostre collettive: Il Vello D’Oro, Giorgio Galotti, Torino, 2018; La Febbre, Manifesta 12, Palazzo Mazzarino, Palermo, 2018; Twiner#5_ La Joie de Vivre, Centrale del Tennis, Foro Italico, Roma, 2017; La mostra Bianca, Operativa Arte Contemporanea, Roma, 2017; WAX, Galleria Francesco Pantaleone, Palermo, 2016; Le Associazioni Libere, La Maison Rouge, Parigi, 2012.
 
 
MiKE  Vincenzo Schillaci  Opening sabato 15 dicembre, ore 19.00  Dal 16 dicembre 2018 al 3 marzo 2019 Apertura dal mercoledì al sabato, 16.30 – 19.30 o su appuntamento  Info: info@operativa-arte.com 
 

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exhibitions Wed, 05 Dec 2018 17:08:40 +0100
<![CDATA[PARTY HEROES | Operativa 6th year celebration]]> https://www.operativa-arte.com/party-heroes-operativa-6th-year-celebration/ Operativa Arte Contemporanea è lieta di presentare Party Heroes, una mostra sugli eroi che hanno fatto del festeggiare un assurdo stile e un’armoniosa ossessione. Celebriamo così il sesto anniversario della galleria in modo davvero speciale.

Lo festeggeremo con Gino De Dominicis, che ci invita al cocktail per brindare al Superamento del Terzo Principio della Termodinamica.

Lo festeggeremo con Renzo Vespignani, che dipinge quella delirante festa nel 1967 con le due donne della sua vita.

Lo festeggeremo con Alessandro Dandini de Sylva, che ribalta le luci di un club nella surreale visione di un’eclissi con un’artificiale magia da banco ottico.

Lo festeggeremo con Emiliano Maggi, che ci accoglie nel suo evanescente scenario punk rinascimentale.

Lo festeggeremo con Giovanni Copelli, che ci racconta su uno strepitoso paravento di una giostra medievale che finisce in un assurdo banchetto.

Lo festeggeremo con Vinicius Jaime Vallorani, i cui segni minimali sulla tela nascondono un mondo di fuochi d’artificio, cocktails e luci stroboscopiche.

Lo festeggeremo con Laura Grisi, che porta una torta, anzi tre.

E lo festeggeremo infine con Tano Festa. Di questa serata non resteranno che bicchieri rovesciati, scarpe abbandonate e ricordi sbiaditi sparsi come i suoi coriandoli.

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exhibitions Sat, 11 May 2019 16:11:47 +0200
<![CDATA[HYPERMAREMMA | Mare Mare]]> https://www.operativa-arte.com/hypermaremma-mare-mare/ Il progetto HYPERMAREMMA si pone l’obiettivo di attivare la zona della Toscana del sud, nota come Maremma, riportando l’attenzione su una parte di quest’area geografica mediante l’intervento di artisti emergenti e contemporanei invitati a relazionarsi con la storia del luogo, il panorama che lo caratterizza e le sue atmosfere adatte per lo sviluppo di una costellazione di eventi a partire dal 2019. Il piano di intervento si basa su un’incursione mirata sul territorio, configurata su tre piani distinti in tre capitoli volti a creare un dialogo tra luogo e opere d’arte per la sperimentazione di nuovi linguaggi espressivi. Opere visuali, avventure sonore, performance e residenze d’artista avranno l’unico scopo di attivare e fecondare il territorio maremmano mediante una reale “iperattività”.

La mostra, dal titolo Mare Mare, si struttura su un intervento intimo nelle sale del palazzo, attraverso l’inserimento di opere che possano aprire spunti di riflessione e visioni sulle tematiche del mare, con l’obiettivo di riportare innanzitutto l’attenzione sull’elemento che ha reso nel tempo la Maremma uno dei luoghi più suggestivi d’Italia, attribuendo a tutti i luoghi collinari della zona, come il borgo di Capalbio, una necessaria interazione con il litorale per fini commerciali, turistici o di collegamento. La riflessione che attraverso questa mostra si intende suscitare parte dal complesso dialogo tra terraferma e acqua, inteso come eterna oscillazione tra stasi e dinamismo, tra pensiero e azione, che da sempre ha reso la superficie marina, i suoi abissi e le sue ambientazioni, di grande interesse per l’uomo, vivendo il mare attraverso visioni romantiche, esigenze di sopravvivenza, punto di approdo alle zone interne o di incursione di eventuali conquistatori, momento di isolamento dalla comunità o ricongiunzione con la realtà. Si tratta di un tributo al mare, in alcune sue sfaccettature, attraverso la visione di un gruppo di artisti invitati a relazionarsi con il tema mediante il proprio linguaggio, per comporre un percorso espositivo con opere che possano raccontare il mare, i suoi effetti o le sue leggende.

L’edificio in cui prende forma l’atto primo del primo capitolo, è situato nel punto più alto del borgo medievale di Capalbio. L’edificio è composto dalla  Rocca, che sorse come possedimento dell’Abbazia delle Tre Fontane di Roma e dal palazzo signorile conosciuto con il nome di Palazzo Collacchioni che fu realizzato in epoca rinascimentale. Nel corso del 1200 la rocca passò alla famiglia Aldobrandeschi che la ampliò, conferendole un aspetto ancora più fortificato. La torre costituisce il nucleo originario del complesso e il simbolo di questa parte di Maremma, punto ideale per iniziare questa avventura che prenderà forma nell’arco di tutta l’estate coinvolgendo altri luoghi.

ARTISTI
Chapter I, Act One – Mare Mare

Daniel Gustav Cramer, Renata De Bonis, Giulio Delvè, Jason Dodge, Gianni Ferrero Merlino, Renato Leotta, Emiliano Maggi, Jonathan Monk, Benedetto Pietromarchi, Salvo, Gabriele Silli, Santiago Taccetti. ]]>
special events Sat, 11 May 2019 17:11:29 +0200
<![CDATA[HYPERMAREMMA | La Città Sommersa]]> https://www.operativa-arte.com/hypermaremma-la-citta-sommersa/ CAPITOLO II, Atto Primo. La Città Sommersa Museo Archeologico e Antica Città di Cosa | Ansedonia 22 Giugno – 7 Settembre 2019


Il progetto HYPERMAREMMA fondato da Giorgio Galotti e Carlo Pratis, si pone l’obiettivo di attivare la zona del sud della Maremma mediante una costellazione di eventi che a partire da Aprile 2019 innescheranno un inedito dialogo tra il territorio e i nuovi linguaggi espressivi della contemporaneità. Un’incursione mirata su luoghi d’eccezione dello scenario maremmano attraverso mostre, installazioni, interventi sonori e performances che avranno l’unico scopo di attivare e fecondare il territorio mediante una reale “iperattività”.

Il secondo capitolo del progetto dal titolo La Città Sommersa prende vita all’interno dell’eccezionale cornice dell’Antica Città di Cosa, sito archeologico situato sul promontorio di Ansedonia, che conserva le rovine di un antico insediamento romano. Fondata nel 273 a.C. come colonia romana, Cosa si affaccia sul golfo dell’Argentario: in questo territorio privilegiato, tra le spoglie di quelle che furono un tempo le antiche mura della città, il foro, la basilica e il capitolium, saranno disseminate le opere di 14 giovani artisti di nazionalità e culture differenti invitati a dialogare con il luogo.

Una serie di interventi scultorei e installativi di grande impatto, a stretto confronto con la storia e l’ambiente circostanti, ridisegneranno con linguaggi diversi il parco archeologico, tracciando un percorso che coinvolga il visitatore portandolo a ripensare il luogo attraverso nuove visioni. Il fine è quello di far riemergere la Città tramite una rilettura onirica dei suoi spazi, delle sua storia e del suo paesaggio e poterla così immaginare vivere una seconda vita.

Inteso come omaggio ad un grande artista del passato, sopratutto rispetto alle avanguardie sperimentali degli anni 60-70, per la prima edizione della manifestazione è stato scelto un artista iconico degli anni ‘70, la cui ricerca scultorea, legata sopratutto al dialogo col territorio, lo ha portato ad essere uno degli scultori più riconosciuti della seconda metà del ‘900: Mauro Staccioli. (Volterra 1937- Milano 2018). L’artista ha sempre concepito il suo lavoro mettendo al centro il luogo a cui le opere erano destinate. L’intento delle sue sculture è sempre stato quello di modificare il contesto nel quale venivano inserite, attraverso un opera di riconfigurazione dello spazio e dell’intero paesaggio circostante tramite le sue geometrie ancestrali e i suoi volumi visionari. I Prismoidi come scrive Staccioli, “appaiono come dadi lanciati sul tavolo in maniera casuale a definire una pluralità di orientamenti e di punti di vista in uno sconcertante assetto precario”.

Il cortocircuito fra presente e passato, innescato dagli artisti, genererà quindi le forme di un’inaspettata Città, con nuove presenze, suoni e elementi in grado di ripopolare quello che nell’antichità è stato il crovevia principale della bassa Maremma.


HYPERMAREMMA CAPITOLO II - La Città Sommersa Museo Archeologico Nazionale e Antica Città di Cosa, Ansedonia Opening 22 Giugno ore 18 23 Giugno – 22 Settembre 2019 Via delle Ginestre 35, Ansedonia (GR)

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special events Fri, 05 Jul 2019 20:59:47 +0200
<![CDATA[PAMPA | Thomas Kratz - Vincenzo Schillaci]]> https://www.operativa-arte.com/pampa-thomas-kratz-vincenzo-schillaci/ All'interno delle stalle de 'La Capanna di Sant'Irma', situate nella campagna maremmana sulle colline di Capalbio, un intervento site specific di Thomas Kratz e Vincenzo Schillaci prenderà forma per una mostra di opere pittoriche all'interno e all'esterno degli antichi fienili che ancora ospitano la rinomata razza di cavalli maremmani. Ogni cavallo diventerà il primo destinatario e osservatore di questo intervento - una sorta di cromoterapia per animali per un periodo limitato di tempo - e condividerà il proprio spazio vitale con i dipinti progettati per loro. I visitatori occasionali, che in questo caso diventeranno i successivi fruitori, saranno invitati ad accedere a questa zona di intimità stabilita tra l'opera d'arte e l'animale.

Inoltre in occasione di questo capitolo il secondo atto prenderà forma Domenica 14 luglio presso l'Azienda Agricola Diaccialone a Pescia Fiorentina dove una mostra e una sessione musicale di 10 ore prenderà forma dalle 14 fino a sera.

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special events Tue, 10 Sep 2019 16:59:21 +0200
<![CDATA[EDOARDO DIONEA CICCONI | Fragments]]> https://www.operativa-arte.com/edoardo-dionea-cicconi-fragments/ Operativa Arte Contemporanea è lieta di presentare Fragments, site specific project concepito da Edoardo Dionea Cicconi per la città di Palermo. Inaugurazione 11 luglio 2019 in Via Alloro 129. 
Il giallo accecante dell’estate palermitana si trasforma in penombra non appena il portone si chiude dietro di noi, mentre dalle scale nell’androne del palazzo di Via Alloro 129, si soffonde una leggera nebbia. Seguendola, ci troviamo di fronte ad una porta d’ingresso al primo piano: oltre la porta, non è possibile distinguere nulla tra le dense volute di fumo. Tutto è improvvisamente buio e il senso dell’orientamento vacilla al bagliore di luci stroboscopiche ad intermittenza. 
Kaos.
Il progetto di Edoardo Dionea Cicconi si estende alla scala ambientale avvolgendo il visitatore in una dimensione sinestetica avulsa dalla realtà esterna, ricercando effetti di distorsione e alterazione della percezione.
Proprio come il flusso interiore dei nostri pensieri che non conosce la disciplina cronologica del tempo delle lancette, o il ritmo dell’universo e dei corpi celesti che si dilata e relativizza, Fragments introduce ad una riflessione sulla sospensione del pensiero e della percezione lineare.
Estasy. 
Per entrare nell’installazione è necessario scendere a compromessi con l’inospitalità del luogo che non ci accoglie, anzi, ci costringe ad interagire con la sua imperscrutabilità  facendo il possibile per farci strada nel buio. I contorni dell’ingresso non sono nitidi, i nostri passi si fanno incerti mentre la visione si frammenta. Privati di qualsiasi riferimento spaziale, è una corda a guidarci verso la sala principale della mostra, mentre l’udito viene invaso dal riverbero di suoni cupi: vibrazioni elettromagnetiche provenienti dallo spazio, registrate dalla NASA. 
Mentre il dettaglio, dal francese dé-tailler, implica una percezione della sua forma in stretta relazione con il tutto dal quale è isolato, il frammento manca dell’aspetto di dipendenza e connessione che permette di ricostruirne la provenienza.   Imponendosi come l’interruzione di una logica di progressione ordinata, il frammento è caos in potenza o diramazione rizomatica di nuovi percorsi di senso, spazio e memoria. 
Tempo. 
Dall’anello sospeso nella sala centrale dei fili in tensione si dipanano verso le pareti, dove listelli in vetro - frammenti - costituiscono composizioni apparentemente indecifrabili, mentre la sensazione fisica si assesta su confini incerti propedeutici alla riflessione sul tempo sviluppata dall’artista. 
Alle pareti si stagliano vetri che si configurano come dispositivi di stratificazione temporale della visione, ricomposta in chiave astratta. La loro perdita di riconoscibilità è riflesso dell’isteria spaziotemporale che infesta l’intera mostra: esse sfuggono alla comprensione lineare come l’intero spazio espositivo sfugge ai canoni usuali di riconoscibilità. La sala non è illuminata e per comprendere quello che vediamo è necessario interagire con l’opera adoperando una torcia, ci consigliano di utilizzare il nostro smartphone. Si crea un gioco di ombre e luci sulla superficie dei quadri. 
Culmine.
La trasparenza del vetro e la rifrazione delle specchiature impiegate sono sovrapposizione temporale di parti del passato o del futuro, di noto e ignoto.
Idealmente la riflessione prosegue e si spinge oltre le pareti della stanza, attraverso l’intera città di Palermo. Il dentro è fuori e il fuori è dentro: l’energia del luogo, denso di popoli, culture e memoria, ispira l’artista e rimescola col suo riverbero ancestrale le carte in tavola ancora una volta.
Hic et nunc.
Il cerchio è matrice che genera stabilità ciclica: dall’Uroboro, il serpente dell’eterno ritorno che si morde la coda, all’Enso della pittura Zen, l’anello sospeso della sala centrale si fa perno centrale della riflessione. 
Le immagini e gli indici iconografici utilizzati dall’artista sono frammenti che appartengono ad una memoria collettiva impersonale. Estratti iconografici di un portato culturale archetipico, conoscenza fattasi coscienza: l’unico approccio di riconoscibilità legato a queste immagini proiettate nel presente si trova nel passato, quindi in noi.
Edoardo Dionea Cicconi elabora il motivo universale del tempo ciclico, in uno slancio verso il concetto di eternità, improvviso come il passaggio attraverso un Wormhole - in una chiave di relativismo e distorsione. 

Testo a cura di Giulia Pollicita

Edoardo Dionea Cicconi FRAGMENTS Via Alloro 129, Palermo 11.07.19 - 01.08.19
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special events Wed, 19 Feb 2020 10:46:08 +0100
<![CDATA[GIOVANNI COPELLI | A Cavallo (Monumenti Equestri e altre Pitture)]]> https://www.operativa-arte.com/giovanni-copelli-a-cavallo-monumenti-equestri-e-altre-pitture/ Operativa Arte Contemporanea è lieta di presentare A Cavallo (Monumenti Equestri e Altre Pitture), seconda mostra personale di Giovanni Copelli negli spazi della galleria.   La mostra presenta una serie di pitture inedite ispirate all’immaginario del Quattrocento e Cinquecento in Italia, concepite dall’artista espressamente per l’occasione attraverso un intimo percorso di riscoperta dell’antico.  Il percorso pittorico rappresenta il tentativo di Giovanni Copelli di riproporre in chiave contemporanea il culto rinascimentale del mondo classico. Riconfigurando tali motivi in forme del tutto nuove nel tempo presente, l’artista verifica l’antico, mosso dall’esigenza di riempire delle lacune o rispondere alle esigenze inesaudite del presente. I riferimenti alla classicità e la loro rielaborazione rinascimentale offrono così un canovaccio di suggestioni ed elementi iconici, come avviene per i due monumenti equestri dai quali prende avvio la mostra. Restando fedele alla continua ibridazione di presente e passato, Giovanni Copelli indaga la propria identità storica e la tradizione pittorica attraverso un percorso di riscoperta culturale e artistico.

Giovanni Copelli (Correggio, 1989) vive e lavora a Bologna.  Tra le mostre personali più recenti: Amanti, Operativa Arte Contemporanea, Roma, 2017; Per Sempre, Edicola Radetzky, Milano, 2017; L'Amore Vince Tutto, Dimora Artica, Milano, 2016. Tra le recenti mostre collettive: Les Chemins du Sud, MRAC, Serignan, 2019.

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exhibitions Wed, 19 Feb 2020 11:03:39 +0100
<![CDATA[JOANNE BURKE - VALENTINA CAMERANESI | A Ten Boed Poynt in a Wave]]> https://www.operativa-arte.com/joanne-burke-valentina-cameranesi-a-ten-boed-poynt-in-a-wave/ Operativa Arte Contemporanea è lieta di presentare A Ten Boed Poynt in a Wave, un dialogo tra Joanne Burke e Valentina Cameranesi, concepito espressamente per gli spazi della galleria.

A Ten Boed Poynt in a Wave è un'espressione in Inglese Elisabettiano che descrive la tecnica artigianale di applicazione di un gioiello ad un fiocco ricamato in tessuto. Tratta dalla lettura dei racconti tramandati sul guardaroba della regina Elisabetta I, questa antica lavorazione che ha ispirato il concept della mostra è il risultato della sapiente combinazione di arte tessile e oreficeria. Come al nostro sguardo il fiocco ricamato sembra essere tutt’uno con la preziosa perla che lo adorna, le opere di Joanne Burke e Valentina Cameranesi Sgroi si intrecciano armoniosamente in un dialogo a due voci.  A Ten Boed Poynt in a Wave è una collezione di sculture gioiello in esemplari unici che richiamano la tradizione del design italiano moderno e l’iconografia classica. Per l’occasione la galleria ospiterà una selezione di pezzi di design con innesti in bronzo e oro, che spazieranno tra creazioni dai contorni morbidi e organici, appese al soffitto come antichi candelabri, e opere geometricamente squadrate esposte come oggetti di vanità.   Proprio come tra il fiocco che supporta il gioiello e il gioiello che decora il fiocco sembra non esserci soluzione di continuità, la sinuosità implicita nell’incontro delle opere di queste due artiste richiama le fluide forme organiche della natura, imitate dalla lavorazione artigianale. Le infinite possibilità di interpretare il titolo diventano così il riflesso del significato multiforme degli oggetti decorativi di Valentina Cameranesi e dei gioielli di Joanne Burke. Mentre il significato letterale di A Ten Boed Poynt in a Wave richiama la tradizione delle arti e dei mestieri, suonando come un’antica cantilena.

Valentina Cameranesi (Rome, 1980) Valentina Cameranesi Sgroi vive a Milano dove lavora come art director e set designer. La sua ricerca personale ha portato alla creazione di oggetti e spazi che nutrono un interesse verso la forma e i materiali naturali, combinati con una visione in continua evoluzione della storia, che evoca forme primitive ma al contempo raffinate. Ha collaborato con  Pretziada, Sem, Bloc Studios and Karpeta. Solo Shows: Feminin, Design Parade Toulon, Villa Noailles, Francia, 2017; Panorama, Milano Design Week, a cura di Annalisa Rosso, 2018.

Joanne Burke (Norfolk, 1982) è una jewllery artist inglese indipendente. I suoi lavori fatti a mano sono esemplari unici in edizioni limitate che combinano figure antropomorfiche con forme astratte, dalla forte valenza erotica. Il suo lavoro si ispira alla simbologia nascosta di gioielli e suppellettili, a quello che rappresentavano nel passato culturamente, socialmente e politicamente. Ogni gioiello di sua creazione è il frammento di una storia collettiva che chi indossa può interpretare liberamente.



A TEN BOED POYNT IN A WAVE
Joanne Burke, Valentina Cameranesi 

Inaugurazione Venerdì 18 Ottobre, ore 19.00
Dal 23 Ottobre al 30 Novembre Da Mercoledì a Sabato, ore 16.30 - 19.30 o su appuntamento
info: info@operativa-arte.com 

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exhibitions Tue, 08 Oct 2019 18:49:30 +0200
<![CDATA[The Fantasmagorical Dream of Alberto | Artissima 2019]]> https://www.operativa-arte.com/the-fantasmagorical-dream-of-alberto-artissima-2019/ In occasione di Artissima 2019, Operativa è lieta di presentare The Fantasmagorical Dream of Alberto, un progetto concepito espressamente per la fiera torinese in omaggio al pittore Metafisico, Alberto Savinio.

Le opere di Emiliano Maggi e Matteo Nasini si confrontano sui concetti di forma classica, mito e trasfigurazione attraverso atmosfere oniriche, adoperando materiali della tradizione come la ceramica smaltata o la lana, ispirati dagli scenari fantastici di Savinio.

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special events Fri, 15 Nov 2019 17:35:03 +0100
<![CDATA[EMILIANO MAGGI | La Notte Più Profonda]]> https://www.operativa-arte.com/emiliano-maggi-la-notte-piu-profonda/ exhibitions Mon, 29 Nov 2021 14:24:15 +0100 <![CDATA[Massimo Uberti | Spazio Amato]]> https://www.operativa-arte.com/massimo-uberti-spazio-amato/ SPAZIO AMATO è la grande installazione luminosa al neon che l’artista Massimo Uberti ha appositamente realizzato per l’edizione 2020 di Hypermaremma come omaggio al paesaggio d’eccezione di questa area della Maremma. L’opera, ospitata dalle Terre di Sacra all’interno della cornice dell’oasi naturalistica del lago di Burano data in gestione al WWF, si pone come presupposto quello di entrare in dialogo col paesaggio circostante, divenendo una straniante “didascalia” in grado di far riflettere lo spettatore sul carattere unico del territorio e sulla necessità di tutelarlo e custodirlo nel tempo. La ricerca di Massimo Uberti, da sempre focalizzata nell’articolazione espressiva del paradigma della luce come spazio possibile e rivelato, utilizza anche in questa occasione la fonte luminosa del neon come traccia semantica per ridisegnare il paesaggio che ospita l’intervento. Cogliendo in pieno gli obiettivi di Hypermaremma, l’artista con questa grande installazione site-specific, presenta un intervento come emblema dell’opera d’arte in dialogo con il luogo e il panorama circostante, enfatizzando una fruizione solitaria in grado di riassumere l’eccezionalità dei tempi. SPAZIO AMATO traduce il tempo che stiamo vivendo in ricordo attraverso un’apparizione evanescente e poetica che irrompe per un breve attimo nell’immutabilità del territorio maremmano. Il progetto è stato possibile grazie alla collaborazione con Terre di Sacra Con il patrocinio del Comune di Capalbio Si ringrazia l’Oasi WWF del Lago di Burano, la Regione Toscana e Piercarlo Borgogno Un ringraziamento speciale allo sponsor tecnico RRUNA

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special events Thu, 08 Oct 2020 14:38:07 +0200
<![CDATA[BEA BONAFINI | Twin Waves - Onde Gemelle]]> https://www.operativa-arte.com/bea-bonafini-twin-waves-onde-gemelle/ Operativa è orgogliosa di presentare la prima mostra personale di Bea Bonafini a Roma, Twin Waves ≈ Onde Gemelle, una nuova serie di lavori che intrecciano tecniche e materiali come il sughero, l’arazzo, il disegno, la ceramica e il suono. La mostra introduce ad un cosmo frammentato di fluide metamorfosi dove i confini tra umano e il non umano si assottigliano, moltiplicano e collidono.

Bea Bonafini è un artista italiana che vive tra Roma e Londra, la cui ricerca si concentra sulla sperimentazione attraverso materiali e tecniche differenti. Il suo lavoro spazia dalla scultura all’installazione, combinando iconografia storica e tradizioni pittoriche moderne in una sensuale ed intima immediatezza. I lavori in mostra sono stati realizzati a Roma in occasione della residenza Abbey Scholar presso la British School at Rome (BSR). Bea Bonafini è nata nel 1990 a Bonn, in Germania. Bonafini ha ottenuto un diploma al Royal College of Art e alla Slade School of Fine Art di Londra e realizzato numerose mostre. È stata recentemente artista in residenza alla British School a Roma (BSR), Roma (2019) e presso la Platform Southwark Studio Residency, Londra (2019), Fibra Residency, Colombia (2019), Fieldworks Studio Residency, Londra (2017) and The Beekepers Residency, Portogallo (2015). Tra le ultime mostre: Chloe Salgado, Parigi (2019), Bosse & Baum, Londra (2019), Lychee One Gallery, Londra (2018), Zabludowicz Collection, Londra (2017).

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exhibitions Thu, 08 Oct 2020 14:56:03 +0200
<![CDATA[EMILIANO MAGGI | Venus Anadyomene]]> https://www.operativa-arte.com/emiliano-maggi-venus-anadyomene/ EMILIANO MAGGI, Venus Anadyomene
Ferro battuto e ceramica smaltata, 410x490x40 cm, 2019.

 

A metà fra le spoglie dell’ingresso di un’antica villa e un portale d’accesso verso una dimensione perduta, l’opera di Emiliano Maggi si erge come rovina fiabesca nel cuore dei vigneti dell’azienda vinicola Terenzi a Scansano. I dettagli e il titolo dell’opera fanno riferimento all’immagine di Afrodite Anadiomene, iconica rappresentazione della dea che si leva nascente dalle acque del mare in un tripudio di sensuale bellezza. Alla severità del ferro battuto si intreccia l’esuberanza barocca degli elaborati fregi in ceramica smaltata, che virano dal giallo al verde mimando i passaggi di stagione che segnano ogni anno la terra di Maremma e i filari di viti a Scansano. Partner della manifestazione fin dalla prima edizione nel 2019, quest’anno Terenzi diventa parte integrante del programma artistico riconfermandosi una delle eccellenze del territorio che Hypermaremma vuole raccontare.

Emiliano Maggi

Nato nel 1977 a Roma dove vive e lavora, la sua sfaccettata ricerca ha sempre saputo coniugare scenari psichedelici a simbolismo mitologico, ritualità e iconografia rurale fatta di fiaba e sogno a ipnotiche ambientazioni da horror nostrano anni ‘70. Il tutto raccontato con una poliedrica produzione che spazia dalla performance alla scultura, dall’acclamatissimo progetto musicale Estasy a lavori pittorici e soprattutto in ceramica, materia della quale l’artista ha fatto il suo medium privilegiato.

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special events Mon, 29 Nov 2021 14:52:27 +0100
<![CDATA[MICHELA DE MATTEI | Sinfonia per Orci]]> https://www.operativa-arte.com/michela-de-mattei-sinfonia-per-orci/ Una moltitudine di orci in terracotta di diverse dimensioni, diventano una straniante cassa armonica in grado di ospitare al proprio interno memorie incantante e melodie oniriche al centro delle piscine delle Terme di Vulci.

La percezione del suono propagato dai grandi involucri in terracotta risulta profonda e ipnotica, al pari della presenza organica della scultura che appare come una creatura dalle molteplici bocche e voci.

Nel concepire l’opera Michela de Mattei riprende immaginari molto diversi tra loro, accostando da una parte il mondo rurale dei decori di Duilio Cambellotti, uno dei maestri del primo novecento, e dall’altra il mondo oscuro e abissale narrato nei racconti di paura di Howard Phillips Lovecraft, uno dei capostipiti della narrativa fantastica americana.

Ed è proprio nel cortocircuito tra queste rappresentazioni che l’artista sviluppa una nuova versione di Sinfonia per Orci, attraverso una produzione in terracotta pensata per i caratteristici spazi delle piscine termali di Vulci e una nuova composizione sonora che si diffonderà dentro e fuori dall’acqua trascinando lo spettatore all’ascolto di mondi sommersi.

 

Michela De Mattei (1984) vive e lavora e Londra. Attraverso l’utilizzo diretto dei materiali e l’uso dell’immagine in movimento, l’artista costruisce scenari immaginari e associazioni inusuali tra animali, ambienti, oggetti e persone, per indagare diverse forme di autorità e controllo da parte dell’uomo sulla natura.

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special events Mon, 29 Nov 2021 15:20:53 +0100
<![CDATA[SALÒ | Danza dei Tre Tritoni]]> https://www.operativa-arte.com/salo-danza-dei-tre-tritoni/ Danza dei Tre Tritoni è una messa in scena realizzata dai Saló nell’isola della Formica, il minuscolo scoglio affiorante a largo delle acque nei pressi dell’Oasi di Burano.
Concepita come una performance senza spettatori, i cui unici testimoni si riducono ad essere i rettili e gli uccelli che popolano la minuscola isola, ‘La Danza dei Tre Tritoni’ è un assurdo atto teatrale tra simbolismo, ritualità e movenze scomposte, amplificate dai vistosi costumi dorati creati per catturare le ultime luci del sole che fendono lo scoglio al tramonto.
Per i Salò rappresenta una fuga immaginifica lontano dalla società, dai suoi costumi e dalle sue leggi. Al crepuscolo, emersi dalle profondità del mare, rifugiati su un’Isola avvolta dalle onde, i Tre Tritoni con un rituale di danza evocano il potere di antichi Esseri capaci di indicarci la giusta rotta, persi tra le peggiori tempeste o tenuti fermi dal mare in bonaccia.
Specificatamente ideata per l’edizione 2021 di Hypermaremma come atto performativo sul territorio, la performance è stata prodotta con il sostegno di Operativa Arte, Roma.

Dall’incontro tra Emiliano Maggi, Toni Cutrone / Mai Mai Mai, Giacomo Mancini, Stefano Di Trapani e Cosimo Damiano nasce SALÒ, una band sperimentale, tappa di un nuovo Rinascimento Romano “sognante e decadente”, come loro stesso lo definiscono e di cui sono orgogliosi portavoce. Musica noise, scenari psichedelici, simbolismi mitologici, ritualità, costumi barocchi e iconografia rurale compongono una performance live che scardina le regole del concerto e dell’intrattenimento artistico contemporaneo, in un formato inedito eccessivo e travolgente.

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special events Mon, 29 Nov 2021 15:30:06 +0100
<![CDATA[MARCO EMMANUELE | Un Raggio Verde]]> https://www.operativa-arte.com/marco-emmanuele-un-raggio-verde/ Operativa Arte è lieta di presentare Un Raggio Verde primo progetto personale di Marco Emmanuele negli spazi della galleria di via del Consolato.

La mostra accoglie l’ultima produzione dell’artista, snodandosi fra le sue macro e micro visioni. Paesaggi astratti colti in lontananza e momenti intimi percepiti da molto vicino. La sua ricerca più recente si concentra soprattutto sulla pittura con impasto vitreo, tramite il quale l’artista cerca la luce residuale della civiltà con un immaginario allo stesso tempo abissale e onirico.

“Al mare si può stare fermi per ore, in altri posti stare fermi affatica”, scrive Emmanuele. Il materiale che interessa al suo sguardo è il vetro, in particolare nella sua forma di frammento rinvenuto sulle spiagge; frammenti dai quali l’artista è attratto a livello sensibile, nei quali rintraccia infinite possibilità e che osserva nella loro silenziosa ma costante mutazione data dallo scorrere del tempo e dall’erosione.

Gli spazi della galleria saranno trasfigurati dall’artista, letteralmente irradiati da un raggio verde - oltre 600 kg di rifrazioni di residui di vetro - che attiverà dialoghi inediti tra il paesaggio innaturale a pavimento e le forme organiche dei lavori a parete.

La mostra sarà accompagnata da un testo di Giuseppe Armodigia a cui seguirà una pubblicazione che Emmanuele ha realizzato in collaborazione con Aniene Edizioni.

 

Marco Emmanuele (Catania, 1986) Inizialmente dedito alla ricerca e produzione musicale, nel 2010 decide di continuare gli studi in Architettura trasferendosi a Roma, dove oggi vive e lavora. L’artista realizza opere in ceramica, ferro e vetro, che ruotano intorno ai detriti, testimoni dell’attitudine umana alla colonizzazione ed alterazione dei luoghi. La ricerca più recente si concentra soprattutto sulla pittura con impasto vitreo, tramite il quale l’artista cerca la luce residuale della civiltà rappresentando paesaggi astratti allo stesso tempo abissali e onirici. Un altro aspetto della ricerca verte sulla performance e sulla progettazione di macchine per disegnare, dispositivi in grado di manifestare l’interferenza uomo-macchina, altrimenti definita malfunzionamento.

Tra le mostre più recenti: 10000 Seahorse Power (Hypermaremma, 2021, Capalbio), Ibidem, adesso e nell’ora della mostra (pianobi, 2021, Roma), Drawing machine #13 (Superstudiolo, 2021, Bergamo), Drawing machine #8 (Casa Vuota, 2020, Roma), Ionian Archaeological Archives (Bivy, 2018, Anchorage, Alaska), It was not me, It was not me (Wonder-Liebert, 2018, Parigi), Rosina #0 (Limone, 2016, Londra).

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exhibitions Mon, 29 Nov 2021 19:26:59 +0100
<![CDATA[MARCO EMMANUELE | Ialurgia]]> https://www.operativa-arte.com/marco-emmanuele-ialurgia/ Marco Emmanuele, Ialurgia.
Con un testo di Giuseppe Armogida.
 
Cura editoriale di Alessandro Dandini de Sylva, design di Filippo Nostri, riproduzione delle opere e coordinamento di Livia Claudia Caprotti, vedute della mostra di Roberto Apa, post produzione delle immagini di Fabio Barile. Realizzato in occasione della mostra “Un raggio verde” alla galleria Operativa Arte Contemporanea, Roma (03.12.2021 – 15.02.2022). Ringraziamenti: Carlo Pratis, Flaminia Bulla, Diego Miguel Mirabella, Luca Grechi, Josè Angelino. Edizione di 250 copie di cui le prime 15 personalizzate a mano dall’artista. Pubblicato da Aniene, Roma.
 
20 pagine più copertina, 9 riproduzioni di opere a colori e 6 vedute della mostra in b/n. Copertina stampata su carta Fedrigoni Splendorlux 2HB 270 gr. Interni stampati su un quartino di carta Fedrigoni Sirio 115 gr. e su un sedicesimo di carta Lecta Condat Gloss 170 gr.
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editions Wed, 23 Feb 2022 11:04:59 +0100
<![CDATA[IVA DREKALOVIC | Pensiero Notturno]]> https://www.operativa-arte.com/iva-drekalovic-pensiero-notturno/ exhibitions Mon, 06 Jun 2022 16:14:16 +0200 <![CDATA[GIULIA MANGONI | La strega si trasforma persino in vento]]> https://www.operativa-arte.com/giulia-mangoni-la-strega-si-trasforma-persino-in-vento/  

A cura di Beatrice Benella
04 dicembre 2022 – 25 febbraio 2023

 

Operativa è lieta di presentare La strega si trasforma persino in vento, prima personale in galleria di Giulia Mangoni. La mostra presenta una nuova produzione di opere con cui l’artista italo-brasiliana indaga il folclore della Ciociaria, sua terra natale, tra creature fantastiche, tradizioni orali e immaginario archivistico. Attingendo a riferimenti antichi e coniugando le storie orali con la memoria collettiva e l’archivio, l’artista sovverte i confini tra finzione e realtà, evocando un mondo naturale ricco di fenomeni magici e forze fantasmatiche che coesistono con il quotidiano.

I lavori di Mangoni racchiudono usanze antiche, tradizioni, racconti, leggende e ricordi personali che danno vita a un mondo a metà tra il reale e il fantastico. L’insieme di antiche storie popolari locali trovano manifestazione all’interno dei quadri dell’artista, dando così vita a un racconto corale popolato da figure marginalizzate sotto le sembianze di fantasmi, animali incantati, gnomi, ianare e lupi mannari radunati in dipinti che ne enfatizzano i temi bizzarri, rivelando così una straordinaria fedeltà all’assurdo.

Nell’ottica di una reinterpretazione di antichi miti del meraviglioso, la figura-archetipo della strega in particolare assume un ruolo cruciale. Rappresentata come un essere ibrido e sfaccettato, figura umana evanescente, la strega diventa il simbolo di un immaginario onirico in grado di reinventarsi attraverso la trasformazione e l’immaginazione, segnalandoci <>

La narrazione della mostra è intrinsecamente simbolica e segue dei codici regolati da chiavi di lettura stratificate in cui ogni intervento determina una porzione del processo di ricerca intrapreso dall’artista e in cui lo spazio non limitato della narrazione sottende un’ambiguità spaziale e compositiva.

L’arte intima, potente e collettiva di Giulia Mangoni costruisce un universo di mitologie personali che oscilla tra grottesco e fantastico. Attraverso una moltitudine di creature bizzarre dalle sembianze spesso animalesche, l’artista ci fornisce un bestiario immaginario come strumento per l’esplorazione di mistici mondi paralleli e narrazioni misteriose e simboliche.

*S. Federici, Caccia alle streghe, guerra alle donne, NERO, Roma 2020

Nata nel 1991 a Isola del Liri, Frosinone, Giulia Mangoni è cresciuta tra Italia e Brasile e ora vive e lavora alla sua città natale. Negli ultimi anni, Mangoni ha partecipato a mostre a livello nazionale ed internazionale, tra cui personali: Bits & Cream. Metabolizzazione d’Archivio, presso ArtNoble gallery, Milano; From the Island of Liri, a cura di Juliana Leandra presso Dreambox Lab, New York, più recentemente Nambur da IUNO projects, Roma; e mostre collettive: Ladder to The Moon presso Monitor Gallery, Roma; VIVERE DI PAESAGGIO, a cura di Mirta di Argenzio presso APALAZZO gallery, Brescia; The New Abnormal, Straperetana a cura di Saverio Verini e Roma Pittura Emergente Oggi curata da Cesare Biasini Selvaggi presso 21gallery Treviso. Nel 2020 Mangoni ha partecipato al programma di borse di studio presso CASTRO Projects a Roma, con la borsa di studio Scovaventi Italian Fellowship. È stata una delle artiste protagoniste di Una Boccata D’Arte con il progetto di Fondazione Elpis, Galleria Continua e Threes Productions intitolato Il Salmerino Viandante, a San Lorenzo Dorsino nel Trentino-Alto Adige, curato da Valerio Panella.

È stata vincitrice del premio Skinner Connard’s Travel Prize e del premio Chadwick Healey Prize per la pittura.

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exhibitions Thu, 24 Nov 2022 12:37:11 +0100
<![CDATA[EMILIANO MAGGI | Water Spell]]> https://www.operativa-arte.com/emiliano-maggi-water-spell/ Il Museo Novecento, in occasione di FAW – Florence Art Week, è lieto di presentare Water Spell, un progetto realizzato da Emiliano Maggi (Roma, 1977), curato da Caroline Corbetta e con la direzione artistica di Sergio Risaliti.

Un doppio progetto, pensato da Emiliano Maggi a partire dalla rielaborazione di una figura mitica, quella del tritone, che l’artista romano tramuta in una sorta di ibrido a metà tra uomo e animale, tra maschile e femminile. Come nel primo libro delle Metamorfosi, in cui Ovidio narra di un tritone che emerge dalle acque suonando una conchiglia e annunciando al mondo il trionfo degli dei e la supremazia degli eventi naturali sull’umanità, così Emiliano Maggi da vita a una serie di creature alchemiche portatrici di una nuova, visionaria armonia tra uomo e natura.

Cuore della performance sarà l’Arno, trasformato dall’artista in una sorta di palcoscenico su cui mettere in scena il suo linguaggio che intreccia musica, scultura e coreografia. In via del tutto eccezionale, Maggi ha deciso di coinvolgere in questa messa in scena performativa anche il Corteo Storico Fiorentino e I Renaioli. Accompagnato da un corteo di chiarine e tamburi, a bordo di un’imbarcazione Maggi percorrerà a ritroso l’Arno, partendo dal Ponte alla Carraia e passando sotto a Palazzo Corsini (sede della BIAF – Biennale Internazionale dell’Antiquariato di Firenze), fino ad approdare al Ponte Vecchio. Questo nòstos, che è anche metaforico, cela la fonte di ispirazione dell’artista, racchiusa nella storia dell’arte cittadina, nei suoi monumenti pubblici, nelle sue iconografie e miti. Attraverso un linguaggio espressivo del tutto personale, Maggi rielabora le antiche rappresentazioni di tritoni come quelli che decorano la tardo-cinquecentesca Fontana del Nettuno in Piazza della Signoria o gli affreschi del Vasari nella Sala degli Elementi in Palazzo Vecchio. Far rinascere i miti e le fabule rinascimentali e classiche, sembra dominare l’ispirazione dell’artista, che non è nuovo a forme di ibridazione cronologica, tematica e iconografica in cui, ad esempio, l’umano si fonde con l’animale, il mondo vegetale con quello marino.

Da questa suggestione nascono inoltre sei versioni, plasmate nell’argilla, e realizzate in occasione del premio RINASCIMENTO+.

“RINASCIMENTO+, il riconoscimento internazionale che valorizza il ruolo del collezionismo e del mecenatismo moderno nella nostra città, quest’anno si arricchisce del contributo di un artista di spicco come Emiliano Maggi” ha evidenziato Alessia Bettini, Vicesindaca e Assessora alla Cultura. “Con Water Spell, una performance immaginifica che avrà luogo lungo l'Arno, Maggi rinnova l'antica tradizione degli spettacoli rinascimentali generando così un nuovo modo di vivere e guardare a una porzione di territorio urbano che vogliamo sempre più valorizzare”.

“Allestire una performance a tratti spettacolare sull’Arno tra il Ponte alla Carraia e il Ponte Vecchio, con al centro il Ponte Santa Trinita, è un modo per veder rinascere le antiche messe in scena e gli spettacoli organizzati dalla corte medicea sul fiume” aggiunge Sergio Risaliti, Direttore del Museo Novecento. “Con questa operazione, il Museo Novecento continua la sua attività fuori dalle mura delle ex Leopoldine e questa volta non entra in rapporto con luoghi museali, come in altre occasioni, ma elegge come spazio scenico l’Arno, riportando al centro dell’ispirazione dell’artista contemporaneo il fiume che attraversa la città, l’acqua – come bene prezioso – gli antichi miti, le favole, intrecciando una narrazione a ritroso che dal presente scivola verso il passato che non è cosa morta o immobilizzata, ma fluida presenza, energia latente che torna in superficie grazie all’ispirazione potente di un artista come Emiliano Maggi, abituato a lavorare sul tema delle metamorfosi e della natura ibrida”.

“Per l’edizione 2022 della prestigiosa iniziativa - che riconosce il ruolo dei collezionisti d’arte e il loro contribuito alla produzione di una cultura contemporanea che può rinnovarsi solo attraverso il coraggio della sperimentazione - l’artista ha concepito un personaggio impastato di invenzione e tradizione, frutto di una visione in continuità col passato ma che, allo stesso tempo, incarna un vitalissimo desiderio di trasmutazione” dichiara Caroline Corbetta, curatrice del progetto che segue il lavoro dell’artista fin dai suoi esordi. “Le serie di sei sculture in ceramica, con finitura sia lucida che opaca per acuirne l’ambiguità formale e la sensualità, che costituiscono gli altrettanti premi, è intitolata Water Spell, proprio come la performance sul fiume. Entrambi i progetti, tra i vari temi che in essi si stratificano ed ininterrottamente affiorano mutevoli, narrano del potere dell’acqua, elemento prezioso e terrificante che genera la vita e può distruggerla. Dall’acqua che manca e produce la piaga della siccità all’acqua che abbonda, esonda e tutto travolge. Una convivenza antica tra uomo e natura fondata su un equilibrio delicato, e troppo spesso scordato, cui Maggi fa riferimento creando oggetti preziosi e performance rituali per tenere a bada la paura; strumenti per un incantesimo apotropaico che tenta una necessaria riconciliazione tra umano e naturale”.

Con Water Spell riemergono, rinnovati, miti e iconografie del passato che dimostrano la loro eterna attualità e confermano il ruolo sostanziale dell’arte nel disegno di un futuro sostenibile.

La performance Water Spell è realizzata in collaborazione con il Corteo Storico e I Renaioli.

 
BIOGRAFIA

Emiliano Maggi, nato a Roma nel 1977, esplora la costituzione e la disintegrazione del sé attraverso opere che, ampliando la gamma della rappresentazione figurativa, evocano regioni astratte oltre il regno della riconoscibilità. Una ricerca concentrata sulla forma umana che, nella visione dell’artista, include non solo il corpo ma anche la mente, l'immaginazione e l'anima.

Le sue opere nascono da un rapporto intuitivo con una vasta gamma di tecniche e materiali - dalla pittura alla scultura, dalla performance alla danza, alla composizione di suoni ed elementi musicali- e formano un mondo in cui si intrecciano antropologia culturale, iconografia delle fiabe, cinema horror, fantasy e di fantascienza, letteratura erotica e immaginario rurale.

Negli ultimi anni, la ceramica è diventata linguaggio privilegiato con cui l’artista si riferisce al corpo umano in maniera indiretta, anche attraverso vestiti o calzature, per affermare il valore dell’ambiguità, liberando l’immaginazione verso una realtà anticonformista, più libera e plurale.

Tra i musei, le istituzioni e le gallerie che hanno esposto i suoi lavori si ricordano: Setareh Gallery, Dusseldorf Germany; Museo Palazzo Abatellis, Palermo Italy; Museo Maxxi, Rome Italy; Museo Macro, Rome Italy; Revolver Galeria, Buenos Aires, Argentina; Museo Nazionale e Antica Città di Cosa, Ansedonia, Italy; Nomas Foundation, Rome, Italy; Operativa Arte Contemporanea, Rome, Italy; Museo Civico di Castelbuono, Palermo, Italy; Certosa di Padula, Salerno, Italy; Fondazione Menegaz, Palazzo Clemente Castelbasso, Italy; MRAC, Musée régional d’art contemporain Occitanie, Sérignan, France; Revolver Galeria, Lima, Perù; Villa Lontana Fondazione Santarelli , Rome, Italy; Mimosa House, London UK; American Academy in Rome, Italy; Lorcan O’Neill Gallery, Rome, Italy; Foro Palatino, Rome, Italy; Q21, Vienna, Austria; Swiss Institute, Rome, Italy; Mona Museum, Hobart, Tasmania; Macro Testaccio, Rome, Italy; Italian Institute of Culture, Los Angeles USA.

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special events Thu, 24 Nov 2022 12:54:32 +0100
<![CDATA[IL CHIOSTRO ANIMATO | Lo spazio è solo rumore]]> https://www.operativa-arte.com/il-chiostro-animato-lo-spazio-e-solo-rumore/ Concepita in quattro atti, la mostra Il chiostro animato – Lo spazio è solo rumore presenta gli interventi artistici di Michela de Mattei, Salò, Bea Bonafini ed Emiliano Maggi.

L’esposizione, a cura di Beatrice Benella e coordinata da Carlo Pratis di Operativa Arte Contemporanea, è promossa da Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali. Servizi museali a cura di Zètema Progetto Cultura.

I quattro artisti sono i protagonisti del progetto che prende vita nel cuore pulsante del Museo di Roma in Trastevere: il suo chiostro esterno, luogo che per l’occasione si anima grazie alle sonorizzazioni degli artisti. Da sempre particolarmente legati alla ricerca musicale e alla sperimentazione sonora, presentano singolarmente – e per un periodo di tempo dedicato – una traccia autoriale che è accompagnata, nelle sale interne del Museo, da un loro video.

Ad aprire la mostra con il primo atto è l’artista Michela de Mattei (Roma, 1984), la quale, mediante la reinterpretazione e l’uso del suono e dell’immagine in movimento, costruisce scenari immaginari e associazioni inusuali tra animali, ambienti, oggetti e persone, al fine di indagare le differenti modalità di controllo dell’uomo sulla natura. Per Il chiostro animato, de Mattei con la sua Sinfonia per orci culla lo spettatore negli abissi di un mondo sommerso attraverso melodie sognanti che narrano di antiche memorie incantate. Sinfonia per Orci nasce originariamente come un'installazione sonora composta da 41 giare di terracotta di diverse dimensioni, in parte preesistenti e in parte create dall'artista. Esse si presentano come un organismo vivente con molteplici bocche che riecheggiano il pezzo sonoro mediante 10 canali audio. Unendo i suoni della natura, le alte frequenze, i riverberi dei materiali e i suoni meccanici, la composizione risuona attraverso i vasi seguendo diverse traiettorie nello spazio. Tra il 2018 e il 2021, l'artista ha creato diverse versioni e composizioni dell'installazione, sperimentando recentemente la sua prima sessione di ascolto subacqueo, in collaborazione con Palm Wine, all'interno delle piscine delle Terme di Vulci in occasione della terza edizione di Hypermaremma.

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special events Mon, 28 Nov 2022 23:24:07 +0100
<![CDATA[EMILIANO MAGGI | Songs and Spells]]> https://www.operativa-arte.com/emiliano-maggi-songs-and-spells/ Dopo essere stato protagonista della Florence Art Week con il progetto Water Spell, Emiliano Maggi (Roma, 1977) torna a Firenze con la personale Songs and Spells (2 dicembre 2022 – 13 marzo 2023), una mostra a cura di Caroline Corbetta concepita per le sale del Museo Stefano Bardini.

Con Songs and Spells l’artista instaura una connessione con la stratificazione sintetica di epoche e stili del museo fiorentino. Oltre una ventina di sculture in ceramica realizzate da Maggi dal 2018 ad oggi, con fogge e finiture diverse, ora opache ora lucidissime, e una piccola serie di nuovi dipinti, compongono un percorso espositivo incentrato sul tema della metamorfosi dove ogni soggetto è catturato in un momento di trasformazione. Busti le cui fattezze paiono sul punto di liquefarsi o ricomporsi sotto l’effetto di un incantesimo, parti anatomiche in cui si innestano elementi animali, ma anche oggetti-sculture attraverso cui la presenza umana è evocata come l’eco di una canzone.

Così come nelle precedenti occasioni, Maggi affonda le mani nel passato della città, nel suo patrimonio artistico, per plasmare nuovi miti, questa volta in un luogo d’eccezione: la sede della collezione dell’antiquario e connoisseur fiorentino Stefano Bardini, noto come il “Principe degli antiquari”, di cui quest’anno si celebra il centenario dalla scomparsa.

Artista visivo e musicista, performer, pittore e scultore, Maggi mette in scena uno spettacolo continuo dove brandelli di leggende popolari, film dell’orrore, letteratura erotica e poesia romantica si innestano uno sull’altro creando un paesaggio estetico ibrido e mutevole, magico e insieme lugubre. Le sue opere sono frutto di una relazione intuitiva con una molteplicità di tecniche e linguaggi: dalla scultura alla performance, dalla pittura alla musica e alla danza.

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special events Fri, 23 Dec 2022 15:23:22 +0100
<![CDATA[MARCO EMMANUELE | Testa Salpa]]> https://www.operativa-arte.com/marco-emmanuele-testa-salpa/ Negli ultimi anni, con la fotocamera dello smartphone, Marco ha collezionato centinaia di poesie concernenti il mare, suggestionato da una moltitudine di immagini che lo hanno stimolato al disegno.

Per la mostra ha selezionato sette poeti che hanno avuto un rapporto speciale con Roma, i cui profili del viso, modellati in vetro soffiato, si fanno bottiglie che galleggiano nella galleria con alcuni disegni al loro interno.

Messaggi affidati ad un meta-mare, le cui correnti fanno si che possano avvicinarsi al dialogo anche persone con differenti sensibilità, un oceano profondo e buio in cui scultura e disegno possano convivere senza discriminazioni disciplinari (sì come astrazione e figurazione).

Un ragionamento sulla poesia e sul mare senza che la parola “mare” sia sempre riferita alla nota distesa d’acqua.

Una serie di acquerelli alle pareti restituisce l’attitudine con la quale ultimamente l’artista ha indagato il paesaggio, attraverso le vedute più oniriche che si possano cercare.

Si tratta di carte celesti, in cui le stelle sono realizzate con un materiale a lui caro, il vetro portato al punto di fusione.

I colori di fondo sono i più comuni del cielo e al tempo stesso quelli sempre nuovi ad ogni sguardo casuale dopo ore di stasi (per esempio al mare si può stare fermi per ore, in altri posti invece stare fermi affatica).

Tra le stelle, una serie di traiettorie possibili per viaggiare sono state tracciate casualmente da alcune chiocciole entrate nel piano di lavoro, in una sera primaverile, nel pomiciatoio della Litografia Bulla.

Il titolo della mostra allude, oltre alla figura di una testa che parte e prende il largo, al pesce Salpa, la cui testa veniva ingerita dai romani per raggiungere stati allucinatori durante le feste.

Come l’artista ci ricorda:

Quanti viaggi potremmo fare se solo la testa salpasse sempre!
Non serve andare lontano.
Basterebbe stare anche a tre ore da casa.

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exhibitions Mon, 09 Dec 2024 12:26:35 +0100
<![CDATA[DIECI | ]]> https://www.operativa-arte.com/dieci----------/
Bea Bonafini, Giovanni Copelli, Alessandro Dandini de Sylva, Iva Drekalovic, Marco Emmanuele, Emiliano Maggi, Matteo Nasini, Parasite 2.0.

 

Con un contributo speciale per Una Vetrina di Cristina Piciacchia

 

Il 2023 segna il 10° anniversario della Galleria. Per l’occasione, Operativa Arte Contemporanea è lieta di presentare DIECI, mostra collettiva con le opere di alcuni degli artisti che hanno reso possibile questo traguardo e che hanno fatto parte della nostra storia: Bea Bonafini, Giovanni Copelli, Alessandro Dandini de Sylva, Iva Drekalovic, Marco Emmanuele, Emiliano Maggi, Matteo Nasini, Parasite 2.0. 

Attraversando i confini tra i generi e spaziando dalla preistoria alle visioni oniriche contemporanee, Bea Bonafini intreccia il passato con il presente con l’obiettivo di creare nuove mitologie. Immaginando forme di vita che sono o avrebbero potuto esistere e la loro inevitabile estinzione, si impegna in un atto di resurrezione che riattiva tutto ciò che è andato perduto. L’insieme delle sue opere forma scenari vorticosi, frammentati e stratificati, ottimisti e teneri, che abbracciano la forza della fragilità e della vulnerabilità. 

Giovanni Copelli crea dipinti e sculture partendo da un complesso vocabolario di immagini affascinanti nel tentativo di mappare i percorsi che le collegano e che ne stabiliscono i significati. Nelle sue opere sono riconoscibili temi e personaggi derivanti dal mito e dall’archeologia, dalla tradizione artistica e dalla cultura popolare. Indagare l’ambiguità dell’immagine fotografica è la spinta più profonda che muove la ricerca di Alessandro Dandini de Sylva, il cui lavoro è incentrato sulla semplicità del percepire visivo e su una pratica di stampo quasi artigianale in cui si delinea una profonda riflessione sulla natura della fotografia. Sia negli scatti frutto di una paziente organizzazione scenografica dello spazio che nelle manipolazioni di pellicole istantanee, la presenza illusoria del paesaggio si rivela un mezzo per forzare, rompere e capovolgere l’eterna questione del rapporto tra fotografia, realtà e rappresentazione. Le opere di Iva Drekalovic si concentrano su una visione onirica della quotidianità, seguendo spesso la metamorfosi delle forme naturali. Facendo riferimento a immagini fantastiche e a paesaggi naturali, il suo lavoro esplora le diverse relazioni tra la memoria effettiva e la non-realtà della mente creativa. La ricerca più recente di Marco Emmanuele verte sulla ialurgia, la progettazione di macchine per disegnare e la pittura con impasto vitreo tramite il quale l’artista cerca la luce residuale che lo circonda. Nell’ultima serie pittorica ISO – che rievoca la sensibilità della pellicola fotografica – l’artista aumenta di volta in volta l’impatto della luce nel suo lavoro facendosi da parte in una deriva astrattizzante per la quale è sempre più̀ difficile rintracciare i soggetti figurativi all’interno della stesura delle sabbie di vetro. Emiliano Maggi esplora la costituzione e la disintegrazione dell’io, producendo sculture che ampliano la gamma della rappresentazione figurativa ed evocando regioni astratte al di là del regno della riconoscibilità. Un mondo di fiabe, film horror e di fantascienza, letteratura erotica e iconografia rurale dove i corpi umani e animali si fondono in una corporeità senza numero e senza genere, resistendo alle dinamiche di potere performativo della figurazione. Ciascuna delle sue opere nasce da una continua relazione intuitiva con una vasta gamma di tecniche e materiali, dalla scultura alla performance, dalla pittura alla musica e alla danza. La ricerca artistica di Matteo Nasini parte dallo studio del suono per concretizzarsi in forme fisiche che analizzano ed osservano in profondità la superficie della materia sonora e plastica. Da questo ne deriva una pratica che si manifesta metodologicamente nelle installazioni sonore, nelle performance, nei lavori tessili e nelle opere scultoree. Parasite 2.0 è uno studio di architettura, design e ricerca fondato nel 2010 da Stefano Colombo, Eugenio Cosentino e Luca Marullo. È specializzato in architetture temporanee, interior ed exhibition design, investigando lo stato dell’habitat umano attraverso un’analisi ibrida tra architettura, design e scenografia. In occasione della mostra, inoltre, sarà presentato a Una Vetrina anche un contributo speciale dell’artista Cristina Piciacchia, creato appositamente per l’evento. DIECI sarà solo il primo di molti eventi dentro e fuori le mura della Galleria che segneranno tutto il 2023, dando vita a 12 mesi di festeggiamenti con alcuni progetti speciali in luoghi d’eccezione

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exhibitions Wed, 15 Jan 2025 17:17:15 +0100
<![CDATA[IL CIGNO | a cura di Margherita Musi]]> https://www.operativa-arte.com/il-cigno-a-cura-di-margherita-musi/
Il CIGNO

Agata Ferrari Bravo, Ico Parisi, Isabella Ducrot, Santiago Licata, Sofia Bordin

Con un contributo speciale per Una Vetrina di Verissima Fonderia Anonima di Giovanni Zulian

Il Cigno è un progetto curatoriale ispirato dall’immaginario folk e vernacolare. Gli artisti presenti in mostra si incontrano, per tematiche o media, manifestando un avvicinamento o riavvicinamento a narrative tradizionali e popolari.

Sebbene sia inevitabile il rimando all’ “Arts and Crafts”, l’immaginario tradizionale si riscopre in un’estetica eterea e trascendentale, fiabesca, immaginifica e atemporale.

La mostra funge da dialogo per esplorare non solo identità individuali e collettive ma una continuità culturale.

Agata Ferrari Bravo ci mostra come l’objet-trouvé e l’assemblaggio riportino in vita creature provenienti da mondi diversi, eppure avvicinandoci abbastanza da risultare scomodi, noteremmo come ogni particolare delinea delle mappe ben definita di luoghi e avvenimenti personali, personalisssimi e non.

Tessuti, diverse tipologie di carta, ed innesti di varia origine, si trovano anche nei lavori di Isabella Ducrot.

Ducrot controlla tutti gli ingranaggi del suo lavoro, riportando oggetti e personaggi familiari sulla superficie pittorica, usando la ripetizione come decorazione attraverso fantasie e temi che scorrono inesorabilmente.

I lavori scultorei di Sofia Bordin sono costruiti sul linguaggio elaborato nel 1919 da Annie Besant e Charles Webster Leadbeater, nel loro libro Occult Chemistry (Clairvoyant Observations on the Chemical Elements).

In questo scritto pseudo-scientifico le forme molecolari e gli elementi chimici vengono analizzati dagli autori attraverso la chiaroveggenza, per poi essere rappresentati sotto forma di elaborazioni visive e quindi visibili.

Besant e Leadbeater tentano di unire l’apparente divario tra scienza meccanicistica e la spiritualità, che riconoscevano come aspetto fondante nell’investigazione del reale.

Nelle pagine di Occult Chemistry, l’osservatore umano diventa perciò uno strumento di rilevamento dell’occulto, da definirsi come ciò che appartiene ad un mondo invisibile e nascosto.

I Piccioni di Santiago Licata rappresentano l’intento di materializzare un punto d’incontro tra devozione e mondanità. Questi, simbolo del cielo e quindi anche del sacro, diventano un avatar della sporcizia urbana.

Realizzati in cemento, materiale associato al costruire e alla città, con cui l’artista tenta di evocare una connessione animistica con i materiali che considera fondamentali nella creazione di oggetti artistici-magici, abitando la dualità tra divino e terreno.

Il Cesto porta pane di Ico Parisi, che dall’altissimo veglia sui lavori di tutti, esplicita la connessione con il mondo in cui la forma diventa funzione, tramite un oggetto che incarna e riassume perfettamente in tutto e per tutto l’anima “folk” dell’intera mostra.

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exhibitions Mon, 09 Dec 2024 14:29:08 +0100
<![CDATA[FUORI DA ME STESSO | Felice Levini - Salvo]]> https://www.operativa-arte.com/fuori-da-me-stesso-felice-levini-salvo/
FUORI DA ME STESSO
Felice Levini - Salvo

A cura di Massimo Belli

EPILOGO

Si abbassa il sipario. Gli attori ringraziano il pubblico.

Le lapidi di Salvo hanno partecipato del clima poverista – o forse sarebbe meglio dire della “pittura vietata” – torinese del decennio Settanta. Nel solco fra la pittura di copia e lo stile autonomo, Salvo sperimenta, per la Galleria Sperone, una serie di lapidi incise che recano la propria autoaffermazione nel mondo e nella storia dell’uomo. In un percorso già avviato dall’artista attraverso la macchina fotografica di Paolo Mussat Sartor, l’immagine narcisistica del sé viene forzata all’interno della narrazione storica come autoaffermazione nel sistema globale e nel filone storico-artistico del Novecento. Privato della pratica pittorica, l’artista utilizza le parole per evocare l’immagine del pennello: una tracotanza lessicale che verrà poi tradotta cromaticamente su tela dall’anno immediatamente successivo a questa serie. Gli autoritratti di Felice Levini, parte fondante della sua poetica sin dal 1979, attraversano numerose pratiche artistiche: innanzitutto egli compie un atto performativo e mimetico, allestendo un’immagine complessiva che al personaggio rappresentato unisce un’ambientazione coerente che fa da quinta teatrale; in secondo luogo, viene ricucito lo strappo di fine Novecento con l’autoritratto. Partendo dai primordi del genere, l’artista sostituisce alla presenza pittorica autoritrattistica una presenza reale, inscenata attraverso il mascheramento. In questo modo egli è sia tutti i personaggi interpretati sia il se stesso celato sotto le maschere, in un processo di ricollocamento dell’artista nella storia dell’uomo e della sua mitologia. Persiste, inoltre, una militanza dell’immagine che reagisce al vuoto creato sulle macerie degli anni Settanta e, in maniera saldamente pittorica, riafferma l’importanza dell’immagine di sé e dunque dell’uomo come parte fondante del suo passaggio nella storia.

Atto I 

Scena I - Tragedia 

Sguardo fisso di fronte a sé, fucile imbracciato e fondina al collo. Una remigante d’aquila in testa. Nuvola Rossa sbrana lo spettatore in un laconico grido di difesa delle sue genti. Sotto un cerone rosso e una bandana, l’artista sta prendendo parte alla storia dell’uomo; non vuole ingannare il tempo ma vuole iscrivervisi in piena tradizione rinascimentale, immortalato dalla macchina come il Raffaello nascosto nella Scuola di Atene. La posa irreprensibile non tradisce il peso incombente che gli grava da destra. 

AMARE ME lotta per occupare il suo spazio; lo fa a colpi di monumentalità funerea, alternati alla leggerezza di un’asserzione d’amore che cela l’imperativo assoluto. Virando verso il rosa, il marmo è lacerato dall’incisione a carattere romano che ne mostra le membra accese di rosso. L’amore e la violenza si intrecciano aggredendosi con l’ultimo baluardo del mondo moderno: il possesso.

Scena II 

Il segno di questo conflitto rimane tracciato in rosso nel biancore di GETTARE VIA, un accenno voyeuristico mancato, strozzato in gola dall’assenza della proposizione riflessiva. Sinossi apologetica, la lapide marmorea ammicca cristianamente alla liberazione attiva da qualcosa, da qualcuno, neutralizzandone l’accezione positiva o negativa e sospendendo il giudizio. Le fuma in faccia, beffarda, la sigaretta di Autoritratto in fumo, che non si lascia irretire del positivismo cristologico della lapide e torna sulle orme della Caverna di Platone. Di fronte al profilo metallico non rimane che una linea inerme, vuota all’impercettibile, che ci costringe a guardare il mondo dall’ombra tracciata sul muro, simulacro del mondo che siamo persuasi di avere fra le mani.

Atto II

Scena I

Passato l’interludio dell’archetto ci immergiamo involontariamente nelle coordinate geografiche della nostra intimità. Ad attenderci c’è il Nautilus con gli occhiali inforcati, che poggia i piedi nudi sull’azzurro del mare. Stabile, egli si prepara a ricercare se stesso nelle profondità di se stesso. Sembra indicarci la via come un moderno Caronte e forse ci sta anche illudendo di trovare, in quella costellazione marina che lo avvolge, qualcosa di importante. In realtà, ci sta dicendo che il vero obiettivo è la ricerca stessa. 

MANGIARSI si muove nello stesso spazio angusto e infinito, mostrandocene il lato tragico. Se la ferocia concettuale è attutita dalla scelta verbale, la forma riflessiva spalanca le porte dell’incontinenza, proiettandoci nel cerchio dantesco dei lussuriosi. Il lemma non fa da monito ma suona come un incitamento voyeuristico all’appropriazione cannibalistica e consenziente di sé e dell’altro.

Scena II – Commedia

IDIOTA è l’origine delle sue compagne, il primo motore immobile. Anticipatore dell’aforisma nell’arte, l’ironico epiteto sembra gridato dalla nettezza del tratto inciso. Viscoso e pungente, risulta impossibile da ignorare, da non avvertire come diretto a te che lo stai fissando come fosse uno specchio. Sardonica, la lapide si fa beffe della sua compagna d’angolo.

Avvolto nella sua cornice d’oro e nel suo cappotto nero, Einstein ha lo sguardo consapevole dell’unico uomo sul quale quell’appellativo non attecchisce, forse l’unico in grado di proferirlo. Eppure, tace, senza degnarlo di uno sguardo, consapevole che il genio non sarebbe nulla senza il brulicante germe dell’idiozia.

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exhibitions Mon, 09 Dec 2024 15:03:17 +0100