03.03.2017 - 15.04.2017

MORTADELLA
Karoline Dausien, Joakim Martinussen and Thea Moeller

  • OPERATIVA ARTE CONTEMPORANEA :: Exhibition :: MORTADELLA | Karoline Dausien, Joakim Martinussen and Thea Moeller
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La mortadella è un prodotto composto da carni scelte di puro suino, tritate in tre passaggi diversi e alle quali sono aggiunti cubetti di grasso, per addolcirne il sapore, e spezie per conferire un aroma e un gusto unico. Diversi tipi di carne, quindi, sono messi assieme e formano un risultato unico, omogeneo, compatto.

Questo è lo spunto che origina questa mostra, “Mortadella”, nata da una collaborazione tra Vin Vin, Vienna e Operativa Arte Contemporanea, Roma. Il progetto presenta tre artisti attivi a Vienna: Karoline Dausien (Brema, 1986), Joakim Martinussen (Trømso, Norvegia, 1984), Thea Moeller (Hannover, 1985). L’opera di Dausien, realizzata con pellami, materiali plastici, spugne, presenta spesso dei disegni, dei motivi, che assumono forma tridimensionale, diventando oggetti con una dignità puramente scultorea. Essi, in sintesi, sono disegni che diventano oggetti. Potremmo definire l’artista una “artista di non-ricerca”, considerata la modalità accidentale, casuale, con la quale i temi, gli oggetti e i soggetti confluiscono nel suo lavoro, e sta all’osservatore rintracciare in quei motivi una funziona narrativa, un preciso messaggio, o semplicemente un’attitudine umoristica, “non-sense”. L’uso della tecnica del cucito deriva da una sorta di conscia resistenza a coloro che etichettano, proprio quella tecnica, come un’attività esclusivamente femminile o persino materna; questa scelta, come il rifiuto di un’estetica eccessiva e ridondante o la necessità di combattere in ogni istante qualsiasi idea di univocità e assolutezza, fanno di Dausien un’artista in lotta. Dai volti buffi di Dausien alle scene surreali rappresentate in alcune opere, dagli omini di Martinussen incisi sulle macchine da caffè all’uso stesso di esse, le pratiche di Dausien e Martinussen sono accomunate da un preciso e conscio senso dell’humour, mai fine a se stesso.

Joakim Martinussen ha usato, per questo progetto, corpi di macchine da caffè, fondendo la loro precisione e nettezza con interventi manuali e gesti volutamente meno netti; è ciò che potremmo definire un’estetica industriale “home made”. Proprio sulla tensione tra disciplina e pigrizia, tra produttività e inattività, tra un’estetica “macho” ed una certa eccentricità, è fondata parte della pratica di Martinussen. L’uso delle macchine è un esempio pratico della tensione sopra accennata: il caffè come elemento legato sia all’idea di produttività che di relax. Tramite la sovrapposizione di temi, gesti, parole, slogan, Martinussen esplora la possibilità di modificare/cancellare i significati originari. Anche nell’opera di Thea Moeller troviamo un interesse verso materiali industriali e di post-consumo ma con una diversa declinazione, più cruda in un certo senso: cemento, fogli di catrame usati per le tettoie, bitume, gomme, schiume, spesso materiali di risulta, sono usati nel loro stato originario, e partendo da esso, l’artista esplora le caratteristiche che accomunano i materiali e le derivanti possibilità associative. Come in Martinussen, anche in Moeller si individua una tensione/equilibrio (o disequilibrio?), e nonostante la sua sostanziale compiutezza, l’opera tende ad apparire come uno schizzo improvvisato, un’idea, un modello per la realizzazione di un gesto successivo e finale. Le strutture di Moeller appaiono come ritagli, pezzi di mobili o di architetture, case, piscine, tettoie, tavoli, mensole, cantieri: l’artista riduce, annulla la funzione degli oggetti, che quindi assumono una vena astratta e quintessenziale. La collocazione dello stesso oggetto da un contesto ad un altro, attribuisce ad esso nuova vita ed esso quindi diventa un nuovo oggetto: lo spazio è elemento vivo e determinante nella pratica di Moeller. Mortadella è quindi pratica scultorea, attitudine critico-umoristica, estetica industriale, un gesto volutamente crudo, tensione tra elementi apparentemente opposti, e, soprattutto, il rifiuto netto di una visione univoca e assoluta.

Mortadella is a product composed by various kinds of pig meet, chopped and pressed together in three steps; subsequently, fat cubes and spices are added in order to achieve a sweeter flavour and a unique taste. Various kinds of meet, therefore, are put together and the result is unique, homogeneous, compact.

This is the premise that originates Mortadella, a collaboration between Vin Vin, Vienna and Operativa Arte Contemporanea, Rome. The project involves three artists living and working in Vienna: Karoline Dausien (b.1986, Bremen), Joakim Martinussen (b. 1984, Trømso, Norway), Thea Moeller (b. 1985, Hannover). Karoline Dausien work, realized with leather, plastic materials, ceramics, etc., often contains drawings that actually become three dimensional objects, with a purely sculptural dignity to them. We could define Dausien a “non-research” artist, according to how accidentally / casually the objects, motives and subjects flow into her practice; and the viewer is free to see in that elements a sharp message, a narrative, or simply a humouristic, non-sense attitude. Dausien uses the sewing technique on pourpose, also as a reaction/resistance to the people who see that technique as something purely feminine or even matronal. This conscious choice, together with the refusal of an over-the-top aesthetic and with the need to fight any idea of absoluteness allow to state that Dausien is an artist in a constant “subtle protest”. From Dausien’s humoristic faces and surrealistic motives to the drawings represented by Martinussen on the coffee machines, to the use itself of the coffee machines, the two practices of Dausien and Martinussen are linked by a sharp and conscious sense of humour, never as an end in itself. Joakim Martinussen used professional coffee machines for this project, where the interesting aspect is the mix between the machines aesthetic sharpness with gestural interventions on them that are less sharp and precise; we could define it a “home-made” industrial aesthetic.

Martinussen practice is originated by the tension between discipline and laziness, productivity and “doing nothing”, a “macho” aesthetic and a certain eccentric attitude. His choice of using coffee machine is a practical example of the above mentioned tension: coffee as an element linked both to the ideas of productivity on one hand and relax on the other hand. Through the juxtaposition of motives, gestures, words, elements, Martinussen investigates the possibility to modify or cancel meanings. Also in Thea Moeller practice there is a strong interest in industrial and post-consumer materials but with a different perspective, more rough: rooftop/tar sheets, bitumen, rubber, foil, liquids, wood, concrete, foam, often are used as found objects, as they are, without any intervention and Moeller explores the common qualities of the materials and the related possibilities to associate them and put them together. As in Martinussen, also in Moeller there is a tension/balance (or “imbalance”?) and the works seems to appear as an improvised sketch, an idea, a model for the realisation of a further and definitive gesture. Moeller structures appear as cut out pieces of architecture or furniture, like houses, constructions sites, modernist architecture, rooftops, skateparks, swimming pools, tables or shelfs: the artist reduces, eliminates the objects function that therefore acquire an abstract and quintessential quality to them. The arrangement of an object from a context to a completely different one, gives it a new meaning and it allows to become a new object: space is a determinant element in Moeller practice. Mortadella is sculptural practice, critically humouristic attitude, industrial aesthetic, a consciously rough gesture, tension between apparently opposite elements, and, more over, it is non-absoluteness