19.05.2018 - 20.05.2018
EDOARDO DIONEA CICCONI
Monolith / catching spaces
MONOLITH / catching spaces
Installazione site specific di Edoardo Dionea Cicconi
Special project galleria Operativa Arte Contemporanea
A cura di Alice Zucca
Villa dell’Ombrellino Firenze
19 Maggio 2018
Da sempre interessato alla percezione della luce, gli elementi nello spazio e le leggi e forze che governano l’universo, Edoardo Dionea Cicconi inscena un rituale multidimensionale volto a cogliere su più livelli l’essenza di uno spazio. L’installazione site specific audio-visiva, special project della galleria Operativa arte Contemporanea sarà ospitata negli ambienti della storica Villa dell’Ombrellino a Firenze.
Aperta in via eccezionale per questa mostra, crocevia di grandi personalità, la villa ospitò anche Galileo Galilei che vi soggiornò tra il 1617 ed il 1631, periodo in cui scrisse il suo "Dialogo sui massimi sistemi” testo che si colloca all'interno di quella che sarà l'imminente rivoluzione scientifica.
Un monolite primordiale si staglia all’interno dello spazio, sul quale è posta una misteriosa teca. Si tratta di una matrice, divisa per scomparti in vetro stratificato, all’interno dei quali una composizione di punti metallici rimanda all’ordine di ogni elemento esistente. Nel mondo possiamo avere infinite possibilità di rappresentazione riconducibili alla linea e al punto, la loro forma primordiale, così nel micromondo di Dionea le distanze da punto a punto, legandosi idealmente tra di loro, creano la materia, il mondo. L’universo e gli elementi hanno qui un’armonia declinata a livello geometrico, i punti imitando perimetralmente lo spazio circostante ne riproducono la sembianza. L’opera di Dionea è difatti la rappresentazione di un microcosmo, che non ha vita propria ma è di volta in volta la rappresentazione di un mondo, di uno spazio, le stelle, gli esseri che abitano un cosmo, i pianeti, la natura, le cellule. I punti a seconda dell’angolazione degli sguardi paiono mutare la loro posizione ma esiste un ordine specifico in questo interno che ne regolamenta la struttura, un cambiamento cinetico di percezione è dato dai livelli della teca, una soggettiva dal punto di vista dello spettatore che si accinge a fare esperienza del mondo - come avviene naturalmente - ma l’ordine di fatto rimane invariato.
E’ proprio attraverso la geometria che l’artista rimanda a questi archetipi, l’elemento stesso che racchiude i vari motivi, il perimetro e livelli della teca in vetro, sono di forma quadrata, e la composizione è quasi sempre sviluppata in senso circolare. Il Cerchio e il Quadrato rappresentano i due aspetti fondamentali di Dio: l’unità equivale alla manifestazione divina. Il materiale stesso di cui è composta la matrice, il vetro, determina l’effetto d’annullare la distanza tra interno ed esterno, tra lo spazio e la sua riproduzione, unendo simbolicamente la dimensione fisica a quella ideale - materiale inoltre su tutti maggiormente in grado di filtrare la luce, elemento generatore in questo rituale e simbolo della creazione per eccellenza. L’ordine delle cose è dunque rappresentato dalla matrice che catalizzando lo spazio si pone quale simulacro e origine dell’emanazione dello stesso. Dei fasci di luce investono la teca che filtrandoli li distribuisce nell’ambiente seguendone il perimetro. La luce va così ad impattare su tre differenti superfici che la costeggiano, poste fra lo spazio e la matrice. I pannelli, cosparsi di un’emulsione chimica sensibile alla luce catturano l’ombra dell’ambiente circostante restituendo l’impressione dello spazio filtrata dalla matrice.
Su queste superfici emulsionate l’artista attua degli interventi successivi. Partendo dall’essenza dello spazio immateriale impressa sul pannello, l’opera finale è implementata con un ulteriore livello che invece rappresenta formalmente lo spazio, Dionea difatti attraverso composizioni fotografiche astratte, attua sui pannelli una stratificazione su livelli sovrapponendo all’impressione dello spazio i dettagli concreti e riconoscibili degli elementi del luogo stesso (pietra, acqua, sabbia, terra ecc).
In questo rituale di impressione dello spazio, un’ulteriore dimensione percettiva è data dal suono che accompagna nel suo ciclo tutto il rito. L’artista ha appositamente composto una traccia per l’installazione che sviluppandosi in crescendo si genera da un suono elementare-primordiale cui si sovrappongono gradualmente vibrazioni sempre più intrecciate sino a costruire una melodia complessa che replica, a livello sonoro, la struttura fisica dell’installazione articolata su molteplici livelli. La composizione sonora è mossa da impulsi ed impressioni emozionali con le quali l’artista cerca di riprodurre lo spazio ed il suo esistere all’interno dello stesso, il microcosmo interiore dell’artista come espressione dell’esperienza di uno spazio. Al tempo stesso, l’esperienza, vibrando nello spazio attraverso il suono è assorbita e restituita dallo spazio caricata in qualche modo dell’ “impressione” dello stesso in quanto ogni spazio ha una propria "frequenza di risonanza" cioè una frequenza alla quale vibra spontaneamente con la massima efficienza. La frequenza di risonanza dipende dalle dimensioni, dalla forma e dal tipo di materiale. In ogni stanza alcune frequenze risulteranno attenuate e altre enfatizzate determinando una peculiare "colorazione" del suono cioè una peculiare caratteristica di risposta acustica di quella stanza. La percezione sonora soggettiva è fortemente influenzata dalla stanza in cui ci si trova. Secondo questo principio il riverbero del suono in uno specifico spazio è anch’esso il prodotto dello spazio stesso.
MONOLITH / capturing spaces
Site-specific installation by Edoardo Dionea Cicconi
Special project of the Operativa Arte Contemporanea gallery
Curated by Alice Zucca Villa dell’Ombrellino, Florence
May 19th 2018
Having always been interested in the perception of light, elements in space and the laws and forces that govern the universe, Edoardo Dionea Cicconi stages a multidimensional ritual aimed at capturing on multiple levels the essence of a space. The site-specific audio-visual installation, a special project of the Operativa Arte Contemporanea gallery, will be hosted in the rooms of historic Villa dell'Ombrellino in Florence.
Opened exceptionally for this exhibition, over the centuries the villa has played host to grand personalities including Galileo Galilei, who stayed there between 1617 and 1631, the period in which he wrote his Dialogue Concerning the Two Chief World Systems, a text which would be part of the imminent scientific revolution.
Within the space looms a primordial monolith, upon which a mysterious glass display case is placed. It is a matrix, divided into compartments of laminated glass inside which a composition of metal points evokes the order of each existing element. Infinite possibilities of representation can be created in the world using the line and the point - their primordial forms - and thus, in the microworld of Dionea, the distances between points, binding them one to another, create matter and the world itself. Here, the universe and the elements possess a harmony inflected upon a geometrical level: in imitating the surrounding space, the points perimetrically reproduce its appearance. Dionea's installation is in fact the representation of a microcosm which has no life of its own but is the representation of a world, of a space, of the stars, of the beings that inhabit a cosmos, of the planets, of nature and of cells. Depending upon the angle from which they are viewed, the points seem to change position, but there is an order to this interior that regulates its structure: subjectively, a kinetic change of perception – which occurs totally naturally - is provided by the perspective with which the viewer who is about to experience this world views the strata of the display case, but the actual order remains unchanged.
The artist uses geometry to evoke these archetypes: the object itself which encloses the various motifs, the form and the levels of the glass case, are square in shape, and the composition almost always develops in a circular manner. The Circle and the Square represent the two fundamental aspects of God: unity is equivalent to divine manifestation. The material of which the matrix itself is composed – glass – gives the effect of canceling the distance between interior and exterior, between the space and its reproduction, symbolically combining the physical dimension with the ideal one. Moreover, it is the material most able to filter light, a fundamental element in this ritual and symbol of creation par excellence. The order of things is thus represented by the matrix that, as it catalyses space, offers itself as a simulacrum and origin of the emanation of the same. Beams of light strike the case, which filters them and distributes them into the environment. The light thus strikes the three different surfaces that surround it, set between the space and the matrix. The panels are covered with a light-sensitive chemical emulsion which captures the shadow of the surrounding environment, offering an impression of the space filtered by the matrix.
On these emulsified surfaces, the artist undertakes further interventions. Beginning from the essence of the immaterial space imprinted on the panel, the final work is created with an additional level that formally represents the space. In fact, through abstract photographic compositions, Dionea implements a stratification of layers on the panels, superimposing on top of the image of the space the concrete and recognizable details of the elements of the place itself (stone, water, sand, earth, etc.).
In this ritual of capturing space, an additional perceptual dimension is provided by the sound that accompanies the installation for its entire duration. The artist has specially composed a music that, developing through a series of crescendos, is generated from an elementary-primordial sound over which increasingly intertwined vibrations gradually overlap until a complex melody is created that replicates on a sonic level the physical structure of the multi-layered installation. The aural composition is driven by emotive impressions and impulses with which the artist attempts to reproduce the space and its existence within itself: the inner microcosm of the artist as an expression of the experience of a space. At the same time, the experience, vibrating in space through sound, is absorbed and restituted by the space, with the addition, in some way, of the 'impression' of the same, in that each space has its own 'resonance frequency' - a frequency at which it spontaneously vibrates with maximum efficiency. The resonant frequency depends upon the size, shape and type of material. In each room, some frequencies will be attenuated and others emphasized, determining a unique 'colouring' of the sound - an acoustic response characteristic of that room. The subjective perception of the sound is greatly influenced by the room in which we find ourselves. According to this principle, the reverberation of sound in a given space is also the product of the space itself.